Nel tentativo di meglio definire i princìpi fondamentali della letteratura moderna, i massimi esponenti della dottrina romantica – di Breme, Borsieri, Berchet, Pellico o Ermes Visconti – elessero l’autorità di Dante come guida e imprescindibile punto di riferimento. Ecco allora che alcune delle terzine della Divina Commedia venivano funzionalmente reimpiegate nel vivo della querelle classico-romantica e funzionalmente reinterpretate come una vera e propria dichiarazione di poetica: la rappresentazione del gigante Anteo diveniva espressione di uno ‘stile’ affrancato dal normativismo estetico; il conte Ugolino era posto in relazione al concetto dibremiano di ‘patetico’; o ancora la figura di Matelda consentiva di mettere in luce il bisogno di una scrittura aderente al ‘sensibile’, al mondo effettuale delle ‘cose’.
«Noi, figli […] dell’Alighieri». Dante per una definizione di letteratura romantica
Lavopa, Rosanna
2021-01-01
Abstract
Nel tentativo di meglio definire i princìpi fondamentali della letteratura moderna, i massimi esponenti della dottrina romantica – di Breme, Borsieri, Berchet, Pellico o Ermes Visconti – elessero l’autorità di Dante come guida e imprescindibile punto di riferimento. Ecco allora che alcune delle terzine della Divina Commedia venivano funzionalmente reimpiegate nel vivo della querelle classico-romantica e funzionalmente reinterpretate come una vera e propria dichiarazione di poetica: la rappresentazione del gigante Anteo diveniva espressione di uno ‘stile’ affrancato dal normativismo estetico; il conte Ugolino era posto in relazione al concetto dibremiano di ‘patetico’; o ancora la figura di Matelda consentiva di mettere in luce il bisogno di una scrittura aderente al ‘sensibile’, al mondo effettuale delle ‘cose’.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.