Il saggio mira a prendere in esame la prima raccolta di liriche di Antonio Bruni, La Selva di Parnaso: in tale raccolta risulta sotteso non solo l’inesausto intento da parte dell’autore manduriano di ricercare e raccogliere enciclopedicamente le molteplici forme dei saperi del mondo, ma soprattutto il sentimento inquieto – proprio della cultura barocca – di una inesorabile ‘perdita’, di uno smarrirsi appunto come in una vastissima ‘selva’. È il caso di pensare emblematicamente al componimento La Caccia, volto a ‘mettere in scena’ – nel solco dell’auctoritas tassiana – il labirinto umano delle passioni e dei conflitti, o anche alla sezione Le Fantasie, in cui la realtà – mai ferma e sicura – si amplia a dismisura, si «invelva» e produce senza fine effetti di fuga prospettica, o ancora ai versi Bellezza caduca e Vita caduca che aprono squarci poetici sulla labilità e fugacità delle cose terrene. Al poeta non resta dunque che il ‘nulla’, scoprendo così, nel corso della sua incessante ‘caccia’ nella ‘selva’, di non essere altro che la ‘preda’.
Antonio Bruni e La Selva di Parnaso. Da poeta «cacciatore» a «fera»
Lavopa, Rosanna
2023-01-01
Abstract
Il saggio mira a prendere in esame la prima raccolta di liriche di Antonio Bruni, La Selva di Parnaso: in tale raccolta risulta sotteso non solo l’inesausto intento da parte dell’autore manduriano di ricercare e raccogliere enciclopedicamente le molteplici forme dei saperi del mondo, ma soprattutto il sentimento inquieto – proprio della cultura barocca – di una inesorabile ‘perdita’, di uno smarrirsi appunto come in una vastissima ‘selva’. È il caso di pensare emblematicamente al componimento La Caccia, volto a ‘mettere in scena’ – nel solco dell’auctoritas tassiana – il labirinto umano delle passioni e dei conflitti, o anche alla sezione Le Fantasie, in cui la realtà – mai ferma e sicura – si amplia a dismisura, si «invelva» e produce senza fine effetti di fuga prospettica, o ancora ai versi Bellezza caduca e Vita caduca che aprono squarci poetici sulla labilità e fugacità delle cose terrene. Al poeta non resta dunque che il ‘nulla’, scoprendo così, nel corso della sua incessante ‘caccia’ nella ‘selva’, di non essere altro che la ‘preda’.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.