Si riporta lo studio tafonomico e antropologico dei resti scheletrici di una giovane donna vissuta tra il III ed il II sec. a.C. a Conversano (Bari). L’individuo mostrava una statura superiore alla media (= 170 cm) ed una biomassa corporea di 69 kg. Dal punto di vista tipologico, l’individuo è riconducibile alla varietà umana detta “Mediterranea”. La giovane donna di Conversano era un’autoctona, come evidenziato dal confronto, con appropriate metodiche di analisi multivariata con serie scheletriche coeve femminili della regione e dell’area circum-mediterranea. Lo scheletro post-craniale è robusto e reca evidenti le tracce di attività lavorative abituali e sostenute, consistenti, tra l’altro, nel trasporto di pesanti carichi sulla testa e sulle spalle, continue azioni di adduzione-abduzione delle braccia, prono-supinazione degli avambracci e presa di forza delle mani, unita ad una notevole mobilità territoriale. La nutrizione non doveva essere buona durante l’età infantile, per l’individuazione di indicatori dentari e scheletrici di arresto di crescita e per il modesto valore di spessore della corticale dell’omero riscontrato; la scarsa usura dentaria, la presenza di carie di depositi di tartaro sui denti ci farebbe supporre, con il raggiungimento dell’età adulta, un possibile miglioramento delle condizioni nutrizionali. Tra i resti scheletrici della giovane donna sono stati rinvenuti quelli di un feto a termine, che indagini tafonomiche mirate interpretano come parto nella tomba, ossia l’espulsione del feto, per fenomeni putrefattivi del corpo della madre, qualche mese dopo il decesso. Infine, il riscontro di alcune lesioni di natura peri-mortale sul cranio dell’individuo, tra cui un arco fratturale ad anello della base cranica, fanno supporre una morte dell’individuo per cause incidentali o per un episodio di violenza interpersonale.

Tafonomia delle gestanti. Il caso della tomba romana di via de Giosa a Conversano.2023

Sandro Sublimi Saponetti
2023-01-01

Abstract

Si riporta lo studio tafonomico e antropologico dei resti scheletrici di una giovane donna vissuta tra il III ed il II sec. a.C. a Conversano (Bari). L’individuo mostrava una statura superiore alla media (= 170 cm) ed una biomassa corporea di 69 kg. Dal punto di vista tipologico, l’individuo è riconducibile alla varietà umana detta “Mediterranea”. La giovane donna di Conversano era un’autoctona, come evidenziato dal confronto, con appropriate metodiche di analisi multivariata con serie scheletriche coeve femminili della regione e dell’area circum-mediterranea. Lo scheletro post-craniale è robusto e reca evidenti le tracce di attività lavorative abituali e sostenute, consistenti, tra l’altro, nel trasporto di pesanti carichi sulla testa e sulle spalle, continue azioni di adduzione-abduzione delle braccia, prono-supinazione degli avambracci e presa di forza delle mani, unita ad una notevole mobilità territoriale. La nutrizione non doveva essere buona durante l’età infantile, per l’individuazione di indicatori dentari e scheletrici di arresto di crescita e per il modesto valore di spessore della corticale dell’omero riscontrato; la scarsa usura dentaria, la presenza di carie di depositi di tartaro sui denti ci farebbe supporre, con il raggiungimento dell’età adulta, un possibile miglioramento delle condizioni nutrizionali. Tra i resti scheletrici della giovane donna sono stati rinvenuti quelli di un feto a termine, che indagini tafonomiche mirate interpretano come parto nella tomba, ossia l’espulsione del feto, per fenomeni putrefattivi del corpo della madre, qualche mese dopo il decesso. Infine, il riscontro di alcune lesioni di natura peri-mortale sul cranio dell’individuo, tra cui un arco fratturale ad anello della base cranica, fanno supporre una morte dell’individuo per cause incidentali o per un episodio di violenza interpersonale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/465260
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