In questo articolo si intende approfondire l’esame sulle origini del centro-sinistra italiano, in una vicenda politica che cominciò a delinearsi dalla seconda metà degli anni cinquanta, avendo le sue premesse nella scissione di palazzo Barberini del 1947. L’impegno di Saragat e Tremelloni – protagonisti dell’azione governativa dei socialdemocratici, sin dai tempi della collaborazione con De Gasperi, già avviata nei mesi precedenti alle elezioni del 1948 – fu volto alla riunificazione del socialismo italiano, con la costituzione di un unico partito socialista, sul modello delle socialdemocrazie europee, che sganciasse il Partito socialista italiano di Nenni dal fronte con i comunisti, facendolo approdare alle rive della cultura occidentale e socialista-liberale. Un impegno di lungo periodo, dunque, durato un quindicennio, con l’obiettivo – avviata la Ricostruzione e i processi di integrazione europea ed atlantica, e superata la fase del “centrismo degasperiano” – di condurre il sistema politico italiano verso una nuova e duratura configurazione, con la partecipazione al governo delle altre forze riformiste, espressione più diretta di quelle classi lavoratrici messe a dura prova dagli scompensi generati dal “boom economico”; e il ruolo del Partito socialista democratico italiano di Saragat, in questa fase, fu quello di “cerniera”, mediando fra le posizioni più avanzate nella Democrazia cristiana di Moro e la componente “autonomista” del PSI, che faceva capo a Nenni. È la storia, quindi, del successivo formarsi, agli inizi degli anni sessanta, dell’esperienza politica che portò con Fanfani e Moro ai primi governi di centro-sinistra “organico”. Nel perseguimento di questo obiettivo, l’incontro di Saragat con Kennedy, nel febbraio 1963, che seguì di pochi giorni quello che il presidente del Consiglio, Fanfani, ebbe con il Presidente americano, assunse grande importanza: a poche settimane dalle elezioni, si registrò, infatti, una sostanziale approvazione da parte del Governo statunitense, favorevole ad una collaborazione governativa del PSI. L’“autonomismo” socialista, affermato, infine, da Nenni – con il sostegno alla formula del centro-sinistra e alla riunificazione socialista –, era già nato e cresciuto da tre lustri fra i socialdemocratici di Saragat e il PSI lo faceva proprio, rompendo il legame con il Partito comunista italiano e partecipando al governo di una società capitalistica avanzata.

I socialisti di palazzo Barberini e la nascita del centro-sinistra. Dall'incontro di Pralognan al memorandum Kennedy (1956-1963)

Michele Donno
2024-01-01

Abstract

In questo articolo si intende approfondire l’esame sulle origini del centro-sinistra italiano, in una vicenda politica che cominciò a delinearsi dalla seconda metà degli anni cinquanta, avendo le sue premesse nella scissione di palazzo Barberini del 1947. L’impegno di Saragat e Tremelloni – protagonisti dell’azione governativa dei socialdemocratici, sin dai tempi della collaborazione con De Gasperi, già avviata nei mesi precedenti alle elezioni del 1948 – fu volto alla riunificazione del socialismo italiano, con la costituzione di un unico partito socialista, sul modello delle socialdemocrazie europee, che sganciasse il Partito socialista italiano di Nenni dal fronte con i comunisti, facendolo approdare alle rive della cultura occidentale e socialista-liberale. Un impegno di lungo periodo, dunque, durato un quindicennio, con l’obiettivo – avviata la Ricostruzione e i processi di integrazione europea ed atlantica, e superata la fase del “centrismo degasperiano” – di condurre il sistema politico italiano verso una nuova e duratura configurazione, con la partecipazione al governo delle altre forze riformiste, espressione più diretta di quelle classi lavoratrici messe a dura prova dagli scompensi generati dal “boom economico”; e il ruolo del Partito socialista democratico italiano di Saragat, in questa fase, fu quello di “cerniera”, mediando fra le posizioni più avanzate nella Democrazia cristiana di Moro e la componente “autonomista” del PSI, che faceva capo a Nenni. È la storia, quindi, del successivo formarsi, agli inizi degli anni sessanta, dell’esperienza politica che portò con Fanfani e Moro ai primi governi di centro-sinistra “organico”. Nel perseguimento di questo obiettivo, l’incontro di Saragat con Kennedy, nel febbraio 1963, che seguì di pochi giorni quello che il presidente del Consiglio, Fanfani, ebbe con il Presidente americano, assunse grande importanza: a poche settimane dalle elezioni, si registrò, infatti, una sostanziale approvazione da parte del Governo statunitense, favorevole ad una collaborazione governativa del PSI. L’“autonomismo” socialista, affermato, infine, da Nenni – con il sostegno alla formula del centro-sinistra e alla riunificazione socialista –, era già nato e cresciuto da tre lustri fra i socialdemocratici di Saragat e il PSI lo faceva proprio, rompendo il legame con il Partito comunista italiano e partecipando al governo di una società capitalistica avanzata.
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