Il lavoro muove dall’analisi dei concetti di «mutatio» ed «emendatio libelli», come delineati dalla dottrina e dalla recente giurisprudenza di legittimità, per poi soffermarsi in modo specifico sul divieto nel processo del lavoro di modificare le domande, in mancanza di gravi motivi e senza l’autorizzazione del giudice. Oggetto di esame è la controversa operatività nel rito del lavoro del concetto di «modifica consentita», tratteggiato dalle Sezioni unite nel 2015 con riferimento al processo ordinario di cognizione. L’autrice si sofferma, inoltre, sulla portata dei «gravi motivi» che il giudice del lavoro deve valutare per autorizzare l’«emendatio» nonché sulla rilevanza pratica che la distinzione tra «mutatio» ed « emendatio» assume nei giudizi di impugnativa del licenziamento, affrontando altresì il controverso tema della rilevabilità d'ufficio dell’invalidità del recesso datoriale.
LA MUTATIO E L’EMENDATIO LIBELLI NEL PROCESSO DEL LAVORO
GIOVANNA REALI
2021-01-01
Abstract
Il lavoro muove dall’analisi dei concetti di «mutatio» ed «emendatio libelli», come delineati dalla dottrina e dalla recente giurisprudenza di legittimità, per poi soffermarsi in modo specifico sul divieto nel processo del lavoro di modificare le domande, in mancanza di gravi motivi e senza l’autorizzazione del giudice. Oggetto di esame è la controversa operatività nel rito del lavoro del concetto di «modifica consentita», tratteggiato dalle Sezioni unite nel 2015 con riferimento al processo ordinario di cognizione. L’autrice si sofferma, inoltre, sulla portata dei «gravi motivi» che il giudice del lavoro deve valutare per autorizzare l’«emendatio» nonché sulla rilevanza pratica che la distinzione tra «mutatio» ed « emendatio» assume nei giudizi di impugnativa del licenziamento, affrontando altresì il controverso tema della rilevabilità d'ufficio dell’invalidità del recesso datoriale.File | Dimensione | Formato | |
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