Il percorso scientifico e ideologico di Emanuele Ciaceri (1869-1944) per molti aspetti ricalca quello del suo maestro Ettore Pais. Da un raffinato metodo di indagine filologica sulle fonti, secondo il modello tedesco, intorno agli anni della Prima Guerra Mondiale approda a una visione fortemente nazionalistica, che per un verso si piega, in modo sempre più esplicito e consapevole, a meccanismi di attualizzazione che connettano l’antica Roma alla rinata Italia imperiale, per altro verso si sforza di comprendere le matrici profonde dell’imperialismo che consentirono al popolo romano di primeggiare sugli altri popoli e di guidarli in un cammino di civilizzazione. Il punto d’arrivo segna un marcato distacco rispetto alle conclusioni di Pais, soprattutto per quel che riguarda la ricostruzione della identità della Roma arcaica. Sempre più forte è l’esigenza, in Ciaceri, di comprendere i fattori spirituali di quella grandezza – fino a una radicalizzazione “mistica” e irrazionalistica nelle ultime pubblicazioni –, fattori che egli ritiene di rintracciare nel sostrato profondo, italico, pre-ellenico, mediterraneo, della civiltà romana e come esito di una pacifica coesistenza e confronto culturale fra popoli etnicamente affini. In questa ricerca egli è in sintonia con i dettami della propaganda fascista, ma solo fino al momento in cui, nella seconda metà degli anni Trenta, il paradigma biologico del razzismo nazifascista divenne predominante e l’impostazione che Ciaceri aveva dato al problema del colonialismo apparve fuori contesto: di qui, per i pochi anni di attività che gli rimanevano, la navigazione divenne più difficile e la collocazione nel panorama culturale più incerta.
Romanità e ideologia coloniale in Emanuele Ciaceri: una visione fascista dei rapporti fra culture?
Claudio Schiano
2023-01-01
Abstract
Il percorso scientifico e ideologico di Emanuele Ciaceri (1869-1944) per molti aspetti ricalca quello del suo maestro Ettore Pais. Da un raffinato metodo di indagine filologica sulle fonti, secondo il modello tedesco, intorno agli anni della Prima Guerra Mondiale approda a una visione fortemente nazionalistica, che per un verso si piega, in modo sempre più esplicito e consapevole, a meccanismi di attualizzazione che connettano l’antica Roma alla rinata Italia imperiale, per altro verso si sforza di comprendere le matrici profonde dell’imperialismo che consentirono al popolo romano di primeggiare sugli altri popoli e di guidarli in un cammino di civilizzazione. Il punto d’arrivo segna un marcato distacco rispetto alle conclusioni di Pais, soprattutto per quel che riguarda la ricostruzione della identità della Roma arcaica. Sempre più forte è l’esigenza, in Ciaceri, di comprendere i fattori spirituali di quella grandezza – fino a una radicalizzazione “mistica” e irrazionalistica nelle ultime pubblicazioni –, fattori che egli ritiene di rintracciare nel sostrato profondo, italico, pre-ellenico, mediterraneo, della civiltà romana e come esito di una pacifica coesistenza e confronto culturale fra popoli etnicamente affini. In questa ricerca egli è in sintonia con i dettami della propaganda fascista, ma solo fino al momento in cui, nella seconda metà degli anni Trenta, il paradigma biologico del razzismo nazifascista divenne predominante e l’impostazione che Ciaceri aveva dato al problema del colonialismo apparve fuori contesto: di qui, per i pochi anni di attività che gli rimanevano, la navigazione divenne più difficile e la collocazione nel panorama culturale più incerta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.