La Austríada del cordovano Juan Rufo, pubblicata nel 1584, e poi riedita nel 1585 e 1586, doveva essere riscattata dalle frettolose genericità delle storie letterarie, e da ancor più frettolose curie editoriali. Si tratta infatti di uno dei più interessanti poemi epici del Siglo de Oro spagnolo, anello di congiunzione fondamentale tra il Manierismo maturo e Góngora. Questa edizione (la prima dopo il XIX secolo) offre finalmente un testo sicuro, e chiarisce i rapporti tra le edizioni antiche con perizia filologica. Inoltre, dell’opera studia con grande attenzione le componenti ideologiche, a partire dalla materia trattata (la guerra dell’Alpujarra e Lepanto), e quelle letterarie. La struttura bipartita, che trova nell’unico dux, don Juan de Austria, protagonista di entrambi gli eventi, la propria salda unità, è per la prima volta messa a nudo e interpretata, anche nella sua proiezione sulla costruzione del singolo canto, e financo sulla forma tassiana dell’ottava, quasi sempre organizzata per schemi binari. E anche il sistema di fonti storiche e modelli letterari (tra Virgilio e Tasso, passando per Lucano, Juan de Mena, Ariosto e Camões) è identificato, facendoci scoprire un poeta coltissimo, ben determinato a salvare la differenza che deve correre tra un’opera storiografica e un poema. L’arioso studio introduttivo, la scheda critica apposta a ciascuno dei 24 canti, il minuto commento verso a verso (che disegna, in particolare, il profilo pregongorino della lingua del poema) offrono, su scale diverse, tutti gli strumenti per accostare e comprendere un’opera che fu ammirata anche da Cervantes.
Juan Rufo, La Austríada
Ester Cicchetti
2011-01-01
Abstract
La Austríada del cordovano Juan Rufo, pubblicata nel 1584, e poi riedita nel 1585 e 1586, doveva essere riscattata dalle frettolose genericità delle storie letterarie, e da ancor più frettolose curie editoriali. Si tratta infatti di uno dei più interessanti poemi epici del Siglo de Oro spagnolo, anello di congiunzione fondamentale tra il Manierismo maturo e Góngora. Questa edizione (la prima dopo il XIX secolo) offre finalmente un testo sicuro, e chiarisce i rapporti tra le edizioni antiche con perizia filologica. Inoltre, dell’opera studia con grande attenzione le componenti ideologiche, a partire dalla materia trattata (la guerra dell’Alpujarra e Lepanto), e quelle letterarie. La struttura bipartita, che trova nell’unico dux, don Juan de Austria, protagonista di entrambi gli eventi, la propria salda unità, è per la prima volta messa a nudo e interpretata, anche nella sua proiezione sulla costruzione del singolo canto, e financo sulla forma tassiana dell’ottava, quasi sempre organizzata per schemi binari. E anche il sistema di fonti storiche e modelli letterari (tra Virgilio e Tasso, passando per Lucano, Juan de Mena, Ariosto e Camões) è identificato, facendoci scoprire un poeta coltissimo, ben determinato a salvare la differenza che deve correre tra un’opera storiografica e un poema. L’arioso studio introduttivo, la scheda critica apposta a ciascuno dei 24 canti, il minuto commento verso a verso (che disegna, in particolare, il profilo pregongorino della lingua del poema) offrono, su scale diverse, tutti gli strumenti per accostare e comprendere un’opera che fu ammirata anche da Cervantes.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.