Tra i più noti periodici statunitensi, Life si è confrontato numerose volte con la realtà italiana: dalle cronache politiche alle riflessioni sulla società, passando per il cinema e l’arte, il settimanale ha tentato di raccontare alle platee statunitensi la cultura tricolore, grazie soprattutto a reportage e a ritratti di figure del tempo. A partire dal 1963, fino all’incirca al 1966, un numero significativo, seppur non troppo elevato, di articoli è dedicato al cosiddetto Italian man, ovvero un prototipo di uomo vigoroso e positivo, che non solo contraddistingue la cultura italiana, ma anche il cinema che le è proprio. Partendo dai servizi fotografici, dalle recensioni, dalle interviste e dagli articoli di costume pubblicati tra il 1963 e il 1966, il presente intervento mira a ragionare su come Life – e di conseguenza l’immaginario a stelle e strisce di cui è figlio – abbia concepito e dipinto la mascolinità italiana nel corso degli anni Sessanta, con peculiare attenzione per l’ambito cinematografico. Tale analisi dialogherà con la sempre più florida bibliografia dedicata alla mascolinità nazionale (Patriarca 2010; Bellassai 2011), in particolare sul grande schermo (Albert et al. 2019; Saponari, Zecca 2021), intrecciandosi con le riflessioni sulla costruzione e ricezione della cultura italiana negli Stati Uniti (Gardaphe 2004, Cinotto 2014). Nello specifico, dopo una prima parte introduttiva votata a delineare a grandi linee il rapporto tra Life e l’Italia, si prenderanno in esame i contenuti di taglio socio-antropologico dedicati all’Italian man (Schutzer 1963; Bonfante 1966). Una volta esplicitati i diversi modelli emersi, l’analisi si sposterà sui contributi ad argomento cinematografico, e in particolare su quelli dedicati a Marcello Mastroianni, unico attore italiano presente in modo ricorrente sia in articoli ad ampio respiro (in particolare Hamblin 1963, ma anche Green 1963; Hamblin 1965), sia in recensioni (come Oulahan 1964 su I compagni; Hamblin 1965 su Matrimonio all’italiana; Martin 1965 su Casanova ‘70). In queste pagine, il divo si erge a emblema di una mascolinità italiana poliedrica, proponendosi come latin lover complesso, inetto ma non solo (Reich 1995; Biasin, O’Rawe 2018).
“A Symbol of Something for all the Girls”. La mascolinità italiana sulle pagine di “Life”
Landrini, Gabriele
2023-01-01
Abstract
Tra i più noti periodici statunitensi, Life si è confrontato numerose volte con la realtà italiana: dalle cronache politiche alle riflessioni sulla società, passando per il cinema e l’arte, il settimanale ha tentato di raccontare alle platee statunitensi la cultura tricolore, grazie soprattutto a reportage e a ritratti di figure del tempo. A partire dal 1963, fino all’incirca al 1966, un numero significativo, seppur non troppo elevato, di articoli è dedicato al cosiddetto Italian man, ovvero un prototipo di uomo vigoroso e positivo, che non solo contraddistingue la cultura italiana, ma anche il cinema che le è proprio. Partendo dai servizi fotografici, dalle recensioni, dalle interviste e dagli articoli di costume pubblicati tra il 1963 e il 1966, il presente intervento mira a ragionare su come Life – e di conseguenza l’immaginario a stelle e strisce di cui è figlio – abbia concepito e dipinto la mascolinità italiana nel corso degli anni Sessanta, con peculiare attenzione per l’ambito cinematografico. Tale analisi dialogherà con la sempre più florida bibliografia dedicata alla mascolinità nazionale (Patriarca 2010; Bellassai 2011), in particolare sul grande schermo (Albert et al. 2019; Saponari, Zecca 2021), intrecciandosi con le riflessioni sulla costruzione e ricezione della cultura italiana negli Stati Uniti (Gardaphe 2004, Cinotto 2014). Nello specifico, dopo una prima parte introduttiva votata a delineare a grandi linee il rapporto tra Life e l’Italia, si prenderanno in esame i contenuti di taglio socio-antropologico dedicati all’Italian man (Schutzer 1963; Bonfante 1966). Una volta esplicitati i diversi modelli emersi, l’analisi si sposterà sui contributi ad argomento cinematografico, e in particolare su quelli dedicati a Marcello Mastroianni, unico attore italiano presente in modo ricorrente sia in articoli ad ampio respiro (in particolare Hamblin 1963, ma anche Green 1963; Hamblin 1965), sia in recensioni (come Oulahan 1964 su I compagni; Hamblin 1965 su Matrimonio all’italiana; Martin 1965 su Casanova ‘70). In queste pagine, il divo si erge a emblema di una mascolinità italiana poliedrica, proponendosi come latin lover complesso, inetto ma non solo (Reich 1995; Biasin, O’Rawe 2018).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.