Negli anni Sessanta, i giovani assumono un ruolo attivo all’interno della società italiana, sempre più venata dalle trasformazioni del miracolo economico. Portando a termine un processo di affermazione identitaria già timidamente iniziato nel decennio precedente (Piccone Stella, 1993; Capussotti, 2004), i cosiddetti giovani prima della rivolta (Ghione, Grispigni, 1998) si impongono lentamente ma significativamente sulla scena nazionale, anche per merito del cinema, dell’editoria, della musica e di alcuni specifici oggetti di consumo (Gorgolini, 2004). In questo senso, una fonte privilegiata di analisi è data dalle fiorenti riviste a target giovanile del decennio – tra cui spiccano da un lato Ciao amici e Big, poi unite in Ciao Big e Ciao 2001, e dall’altro Giovani e la successiva Qui giovani – che, dialogando con il cinema e con la musica, appaiono centrali nella creazione di un’identità giovanile individuale e collettiva. Muovendosi a partire dagli studi socio-culturalisti sulla gioventù italiana (Canevacci et al., 1993; Giachetti, 2002) e interrogando puntualmente le testate in esame, il presente intervento mira a riflettere su come il cinema compaia sulle pagine delle riviste giovanili di metà Novecento e su come influenzi (e sia a sua volta influenzato da) la nascente identità generazionale, anche grazie alla presenza di alcune figure divistiche ricorrenti. Gran parte degli articoli sul tema sono dedicati al film musicale, e in particolare al musicarello italiano (Bisoni, 2020), filone popolato da nuovi divi e dive come Gianni Morandi o Rita Pavone, ma anche da aspiranti idoli adolescenziali come Laura Efrikian e Giancarlo Giannini. In diretta specularità, figurano poi diversi articoli dedicati a pellicole cosiddette “impegnate” – riprendendo un termine in voga sulle pagine delle riviste stesse –, che segnano la massima ambizione di carriera da parte di molti cantanti-attori e cantanti-attrici, ma si legano anche a una serie di interpreti specifici, come Lou Castel e Pierre Clementi. Non mancano più sporadici o comunque meno sistematici contributi su altri generi e filoni (il western in particolare, ma anche l’eurospy e il gangster movie), che hanno il merito di portare alla luce alcune mode cinematografiche giovanili del tempo.

"Chi è senza miti scagli la prima pietra". Cinema e divismo nelle riviste giovanili degli anni Sessanta

Landrini, Gabriele
2022-01-01

Abstract

Negli anni Sessanta, i giovani assumono un ruolo attivo all’interno della società italiana, sempre più venata dalle trasformazioni del miracolo economico. Portando a termine un processo di affermazione identitaria già timidamente iniziato nel decennio precedente (Piccone Stella, 1993; Capussotti, 2004), i cosiddetti giovani prima della rivolta (Ghione, Grispigni, 1998) si impongono lentamente ma significativamente sulla scena nazionale, anche per merito del cinema, dell’editoria, della musica e di alcuni specifici oggetti di consumo (Gorgolini, 2004). In questo senso, una fonte privilegiata di analisi è data dalle fiorenti riviste a target giovanile del decennio – tra cui spiccano da un lato Ciao amici e Big, poi unite in Ciao Big e Ciao 2001, e dall’altro Giovani e la successiva Qui giovani – che, dialogando con il cinema e con la musica, appaiono centrali nella creazione di un’identità giovanile individuale e collettiva. Muovendosi a partire dagli studi socio-culturalisti sulla gioventù italiana (Canevacci et al., 1993; Giachetti, 2002) e interrogando puntualmente le testate in esame, il presente intervento mira a riflettere su come il cinema compaia sulle pagine delle riviste giovanili di metà Novecento e su come influenzi (e sia a sua volta influenzato da) la nascente identità generazionale, anche grazie alla presenza di alcune figure divistiche ricorrenti. Gran parte degli articoli sul tema sono dedicati al film musicale, e in particolare al musicarello italiano (Bisoni, 2020), filone popolato da nuovi divi e dive come Gianni Morandi o Rita Pavone, ma anche da aspiranti idoli adolescenziali come Laura Efrikian e Giancarlo Giannini. In diretta specularità, figurano poi diversi articoli dedicati a pellicole cosiddette “impegnate” – riprendendo un termine in voga sulle pagine delle riviste stesse –, che segnano la massima ambizione di carriera da parte di molti cantanti-attori e cantanti-attrici, ma si legano anche a una serie di interpreti specifici, come Lou Castel e Pierre Clementi. Non mancano più sporadici o comunque meno sistematici contributi su altri generi e filoni (il western in particolare, ma anche l’eurospy e il gangster movie), che hanno il merito di portare alla luce alcune mode cinematografiche giovanili del tempo.
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