La stagione del quadraturismo nel Regno di Napoli tra Sei e Settecento resta tutt’oggi un fenomeno ancora poco indagato e in maniera non sistematica. Più recentemente gli studi presentati ai convegni internazionali della Quadratura dipinta hanno mostrato per l’Italia meridionale inediti e significativi risultati, in particolare sul rapporto quadraturista e figurista. La grande stagione della pittura napoletana barocca, dai cantieri giordaneschi a quelli solimeneschi presenti nei numerosi edifici civili e sacri, vanta numerosi contributi critici al contrario l’indagine sulla pittura prospettica rimane limitata a pochi ma eclatanti episodi, in particolare nell’ambito della Corte. Procedere oggi ad un attento censimento dei casi superstiti negli edifici civili, diventa una impresa ardua sia per le condizioni del centro storico di Napoli, che ha visto parcellizzare i grandi palazzi napoletani o trasformarli soprattutto dopo gli eventi bellici, sia per le dispersioni registrate a causa degli ammodernamenti tra Ottocento e Novecento. La città di Napoli tuttavia resta per l’Italia meridionale il centro di riferimento per lo studio del genere della quadratura dipinta che ebbe un decisivo impulso grazie alla presenza di grandi scenografi, a partire da Cristoforo e Filippo Schor , giunti a Napoli al seguito del Marchese del Carpio, e ai fratelli Bibbiena presenti nella Capitale del Viceregno per una generale ristrutturazione delle imprese teatrali . Ferdinando Galli Bibbiena arriva a Napoli alla fine del secolo XVII, invitato da Luis Francesco de la Cerda y Aragona duca di Medinacoeli, suo fratello Francesco lo seguirà subito dopo nel 1702 . L’indagine sul territorio campano offre spunti particolarmente interessanti sulla diffusione della quadratura prospettica, come per esempio il soffitto della chiesa di S. Michele a Taurano in provincia di Avellino.
Note sulla quadratura dipinta nel Regno di Napoli. Pasquale Vecchione, pittore ornamentista del Settecento nel territorio campano
Di Liddo Isabella
2023-01-01
Abstract
La stagione del quadraturismo nel Regno di Napoli tra Sei e Settecento resta tutt’oggi un fenomeno ancora poco indagato e in maniera non sistematica. Più recentemente gli studi presentati ai convegni internazionali della Quadratura dipinta hanno mostrato per l’Italia meridionale inediti e significativi risultati, in particolare sul rapporto quadraturista e figurista. La grande stagione della pittura napoletana barocca, dai cantieri giordaneschi a quelli solimeneschi presenti nei numerosi edifici civili e sacri, vanta numerosi contributi critici al contrario l’indagine sulla pittura prospettica rimane limitata a pochi ma eclatanti episodi, in particolare nell’ambito della Corte. Procedere oggi ad un attento censimento dei casi superstiti negli edifici civili, diventa una impresa ardua sia per le condizioni del centro storico di Napoli, che ha visto parcellizzare i grandi palazzi napoletani o trasformarli soprattutto dopo gli eventi bellici, sia per le dispersioni registrate a causa degli ammodernamenti tra Ottocento e Novecento. La città di Napoli tuttavia resta per l’Italia meridionale il centro di riferimento per lo studio del genere della quadratura dipinta che ebbe un decisivo impulso grazie alla presenza di grandi scenografi, a partire da Cristoforo e Filippo Schor , giunti a Napoli al seguito del Marchese del Carpio, e ai fratelli Bibbiena presenti nella Capitale del Viceregno per una generale ristrutturazione delle imprese teatrali . Ferdinando Galli Bibbiena arriva a Napoli alla fine del secolo XVII, invitato da Luis Francesco de la Cerda y Aragona duca di Medinacoeli, suo fratello Francesco lo seguirà subito dopo nel 1702 . L’indagine sul territorio campano offre spunti particolarmente interessanti sulla diffusione della quadratura prospettica, come per esempio il soffitto della chiesa di S. Michele a Taurano in provincia di Avellino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.