Le rilevanti novità normative degli ultimi trent'anni dedicate alla regolazione delle condotte e dei rapporti patrimoniali legati all'impresa "contaminata" dall'illecito, tra l'altro, hanno da un canto modificato le assunzioni delle tradizionali ricostruzioni della fattispecie della c.d. impresa illecita e dall'altro introdotto sempre più raffinati e complessi strumenti di tutela di stampo prevalentemente civilistico ma affidati in modo del tutto prevalente al giudice penale. Ciò è accaduto soprattutto in quella parte del c.d. Codice antimafia (c.a.) che regola "L'amministrazione, la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati" (artt. 35-51-bis) e "La tutela dei terzi e i rapporti con le procedure concorsuali" (artt. 52-65), il cui concreto valore precettivo va oggi ben oltre i limiti del c.a. in ragione dell'art. 104-bis, disp. att. c.p.p. Su queste basi, il saggio in prima battuta torna a domandarsi se sia ormai giunto il momento di ricostruire in termini diversi e più ampi rispetto al passato la fattispecie dell'impresa illecita, ricomprendendovi anche quella dell'impresa "contaminata" da condotte dal metodo o dal fine illecito proprie anche di soggetti diversi da chi appare l'imprenditore; per poi cercare di cogliere l'essenzialità dell'approccio esegetico a queste disposizioni di natura civilistica del c.a. per poterne spiegare l'effettivo portato di garanzia e, così, permetterne una più piana e corretta applicazione da parte del giudice penale.
Il governo coattivo dell'impresa "contaminata" dall'illecito
Chionna, Vincenzo Vito
2023-01-01
Abstract
Le rilevanti novità normative degli ultimi trent'anni dedicate alla regolazione delle condotte e dei rapporti patrimoniali legati all'impresa "contaminata" dall'illecito, tra l'altro, hanno da un canto modificato le assunzioni delle tradizionali ricostruzioni della fattispecie della c.d. impresa illecita e dall'altro introdotto sempre più raffinati e complessi strumenti di tutela di stampo prevalentemente civilistico ma affidati in modo del tutto prevalente al giudice penale. Ciò è accaduto soprattutto in quella parte del c.d. Codice antimafia (c.a.) che regola "L'amministrazione, la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati" (artt. 35-51-bis) e "La tutela dei terzi e i rapporti con le procedure concorsuali" (artt. 52-65), il cui concreto valore precettivo va oggi ben oltre i limiti del c.a. in ragione dell'art. 104-bis, disp. att. c.p.p. Su queste basi, il saggio in prima battuta torna a domandarsi se sia ormai giunto il momento di ricostruire in termini diversi e più ampi rispetto al passato la fattispecie dell'impresa illecita, ricomprendendovi anche quella dell'impresa "contaminata" da condotte dal metodo o dal fine illecito proprie anche di soggetti diversi da chi appare l'imprenditore; per poi cercare di cogliere l'essenzialità dell'approccio esegetico a queste disposizioni di natura civilistica del c.a. per poterne spiegare l'effettivo portato di garanzia e, così, permetterne una più piana e corretta applicazione da parte del giudice penale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
VINCENZO VITO CHIONNA.pdf
non disponibili
Tipologia:
Documento in Versione Editoriale
Licenza:
NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione
1.92 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.92 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.