Questo I volume di Etnografie, nelle intenzioni dei curatori, intende rappresentare un cantiere di scritture etnografiche. In quanto cantiere, si presenta piuttosto come un luogo di lavori in corso caratterizzato da un caos che gli addetti ai lavori vorrebbero tuttavia ordinare. Di fatto, il problema che ormai si pone agli etnografi della postmodernità non è più tanto connesso al raffinamento dei dispositivi epistemologici o delle procedure metodologiche – peraltro sempre molto lontani dai “campi” di applicazione – quanto piuttosto all’urgenza di dover chiarire l’incalzare di interrogativi “sull’altro” e sulla scrittura che pretende di descriverlo. Così da chiederci fino a che punto possa spingersi la nostra arroganza di continuare a sentirci soggetti allorquando scopriamo di essere al contempo oggetti della nostra stessa ricerca. Quesiti che finiscono col riposizionare gli statuti degli etnografi – facendo loro dismettere ogni residuale resistenza vetero-positivistica per consentire finalmente implicate narrazioni di mondo da cui risultino tanto i bisogni dei suoi attori quanto i dispositivi di governance elaborati in contesti di globalizzata complessità.

Minima etnografica. Riflessioni su ricerca e critica sociale

Antonio Carnevale
Conceptualization
2012-01-01

Abstract

Questo I volume di Etnografie, nelle intenzioni dei curatori, intende rappresentare un cantiere di scritture etnografiche. In quanto cantiere, si presenta piuttosto come un luogo di lavori in corso caratterizzato da un caos che gli addetti ai lavori vorrebbero tuttavia ordinare. Di fatto, il problema che ormai si pone agli etnografi della postmodernità non è più tanto connesso al raffinamento dei dispositivi epistemologici o delle procedure metodologiche – peraltro sempre molto lontani dai “campi” di applicazione – quanto piuttosto all’urgenza di dover chiarire l’incalzare di interrogativi “sull’altro” e sulla scrittura che pretende di descriverlo. Così da chiederci fino a che punto possa spingersi la nostra arroganza di continuare a sentirci soggetti allorquando scopriamo di essere al contempo oggetti della nostra stessa ricerca. Quesiti che finiscono col riposizionare gli statuti degli etnografi – facendo loro dismettere ogni residuale resistenza vetero-positivistica per consentire finalmente implicate narrazioni di mondo da cui risultino tanto i bisogni dei suoi attori quanto i dispositivi di governance elaborati in contesti di globalizzata complessità.
2012
978-88-548-4747-7
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