IntroduzioneQuesto articolo costituisce la continuazione di uno studio intrapreso mesi addietro sulla tecnologia del 3D-printing. In una prima fase dello studio mi ero concentrato sugli aspetti più propriamente tecnologici di tale applicazione innovativa.1 In altri termini, avevo provato a dare rappresentazione agli elementi (secondo alcuni)2 rivoluzionari di questo nuovo modo di produrre oggetti, immaginando il 3D-printing come la manifestazione di un diverso rapporto uomo-macchina. La stampante 3D, e più in generale l’intero processo di fabbricazione digitale, possono condurre – qualora la socializzazione delle conoscenze e dei mezzi di produzione dovesse continuare a crescere, come sta già accadendo grazie ai tanti Fab Lab sparsi nel mondo – a un rapporto uomo-macchina più evoluto, collocato oltre l’empirismo funzionale a cui il sistema capitalistico della produzione di fabbrica ci aveva abituati. La creazione di un network mondiale di botteghe dell’artigianato digitale potrebbe quindi portare alla formazione di luoghi effettivi di una nuova cultura tecnologica della materia, una cultura non legata più allo sfruttamento, bensì capace di mediazione tra uomini e macchine,3 una mediazione che fa convergere materia e informazione, atomi e bit.
Il movimento maker e una nuova cultura della materia
Antonio Carnevale
Conceptualization
2017-01-01
Abstract
IntroduzioneQuesto articolo costituisce la continuazione di uno studio intrapreso mesi addietro sulla tecnologia del 3D-printing. In una prima fase dello studio mi ero concentrato sugli aspetti più propriamente tecnologici di tale applicazione innovativa.1 In altri termini, avevo provato a dare rappresentazione agli elementi (secondo alcuni)2 rivoluzionari di questo nuovo modo di produrre oggetti, immaginando il 3D-printing come la manifestazione di un diverso rapporto uomo-macchina. La stampante 3D, e più in generale l’intero processo di fabbricazione digitale, possono condurre – qualora la socializzazione delle conoscenze e dei mezzi di produzione dovesse continuare a crescere, come sta già accadendo grazie ai tanti Fab Lab sparsi nel mondo – a un rapporto uomo-macchina più evoluto, collocato oltre l’empirismo funzionale a cui il sistema capitalistico della produzione di fabbrica ci aveva abituati. La creazione di un network mondiale di botteghe dell’artigianato digitale potrebbe quindi portare alla formazione di luoghi effettivi di una nuova cultura tecnologica della materia, una cultura non legata più allo sfruttamento, bensì capace di mediazione tra uomini e macchine,3 una mediazione che fa convergere materia e informazione, atomi e bit.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.