Il bilancio pubblico può essere inteso come un contratto, in forza del quale i cittadini pagano le imposte in cambio dei benefici di beni e servizi pubblici forniti dallo Stato, e dal quale discendono per le parti obbligazioni di varia natura: fiscale, nel senso della sostenibilità finanziaria dei bilanci; sociale, con la fornitura di servizi per la protezione sociale; relazionale, a garanzia di un rapporto di fiducia tra Stato e contribuente; di performance, con riguardo alla efficienza dei servizi forniti. Da un altro punto di vista, il bilancio è considerato il luogo della contrapposizione tra governo, ovvero i politici, e contribuenti, ovvero gli elettori, ciascuno mosso da interessi egoistici nella preferenza per una certa quantità e qualità di beni e servizi pubblici: con l’esito ritenuto ricorrente della prevalenza delle preferenze del governo su quelle dei contribuenti. Oppure, il bilancio può essere inteso come la mano visibile che in democrazia agisce nel processo di decisione pubblica allocando risorse in beni e servizi per il soddisfacimento di bisogni, aspettative, persino aspirazioni collettive che non trovano altro o migliore soddisfacimento nell’azione della mano invisibile, che agisce invece nel processo di decisione individuale allocando sui mercati risorse per la produzione di beni e servizi privati. La mano visibile del bilancio pubblico e la mano invisibile del mercato operano entrambe in un ordine sociale ed economico complesso, ciascuna per soddisfare bisogni diversi e ciascuna incorrendo in fallimenti. Esistono cioè fallimenti dei mercati ed esistono fallimenti dello Stato, conformi però ad una comune logica: per cui come è il meccanismo dei prezzi di mercato a fallire nella rivelazione delle preferenze individuali, così è il meccanismo del bilancio pubblico a fallire nella rivelazione delle preferenze collettive. L’illusione finanziaria, nell’intento di Amilcare Puviani che nel 1903 la definì e qualificò, è proprio nella manifestazione di fallimenti dello Stato, riconducibili al comportamento dei politici nello svolgimento dei processi di decisione finanziaria, con l’esito di false rappresentazioni di spese ed entrate che, alterando la valutazione del costo di beni e servizi pubblici per il contribuente, modificano la corrispondenza tra il beneficio della spesa e il sacrificio dell’imposta che altrimenti il contribuente avrebbe realizzato (Puviani, 1903a). Ciò non può però implicare la sfiducia nella possibilità in democrazia di giungere a realizzare procedure di bilancio che limitino l’alterazione di quella corrispondenza, essenza del contratto fiscale in cui l’imposta si pone come il corrispettivo per beni e servizi pubblici richiesti dai cittadini, uniti nello Stato da un rapporto di cooperazione. Questa concezione di Stato cooperativo e delle procedure di bilancio come mano visibile nel processo di decisone pubblica, può trovare fondamento nella teoria economica entro concezioni diverse della teoria del beneficio nella tassazione ed in contrapposizione con l’impostazione e con gli esiti sul ruolo economico dello Stato che la teoria della scelta pubblica, la public choice, ha derivato dalla indagine positiva della democrazia come mercato politico.

La mano visibile del bilancio nella finanza democratica

massimo paradiso
2021-01-01

Abstract

Il bilancio pubblico può essere inteso come un contratto, in forza del quale i cittadini pagano le imposte in cambio dei benefici di beni e servizi pubblici forniti dallo Stato, e dal quale discendono per le parti obbligazioni di varia natura: fiscale, nel senso della sostenibilità finanziaria dei bilanci; sociale, con la fornitura di servizi per la protezione sociale; relazionale, a garanzia di un rapporto di fiducia tra Stato e contribuente; di performance, con riguardo alla efficienza dei servizi forniti. Da un altro punto di vista, il bilancio è considerato il luogo della contrapposizione tra governo, ovvero i politici, e contribuenti, ovvero gli elettori, ciascuno mosso da interessi egoistici nella preferenza per una certa quantità e qualità di beni e servizi pubblici: con l’esito ritenuto ricorrente della prevalenza delle preferenze del governo su quelle dei contribuenti. Oppure, il bilancio può essere inteso come la mano visibile che in democrazia agisce nel processo di decisione pubblica allocando risorse in beni e servizi per il soddisfacimento di bisogni, aspettative, persino aspirazioni collettive che non trovano altro o migliore soddisfacimento nell’azione della mano invisibile, che agisce invece nel processo di decisione individuale allocando sui mercati risorse per la produzione di beni e servizi privati. La mano visibile del bilancio pubblico e la mano invisibile del mercato operano entrambe in un ordine sociale ed economico complesso, ciascuna per soddisfare bisogni diversi e ciascuna incorrendo in fallimenti. Esistono cioè fallimenti dei mercati ed esistono fallimenti dello Stato, conformi però ad una comune logica: per cui come è il meccanismo dei prezzi di mercato a fallire nella rivelazione delle preferenze individuali, così è il meccanismo del bilancio pubblico a fallire nella rivelazione delle preferenze collettive. L’illusione finanziaria, nell’intento di Amilcare Puviani che nel 1903 la definì e qualificò, è proprio nella manifestazione di fallimenti dello Stato, riconducibili al comportamento dei politici nello svolgimento dei processi di decisione finanziaria, con l’esito di false rappresentazioni di spese ed entrate che, alterando la valutazione del costo di beni e servizi pubblici per il contribuente, modificano la corrispondenza tra il beneficio della spesa e il sacrificio dell’imposta che altrimenti il contribuente avrebbe realizzato (Puviani, 1903a). Ciò non può però implicare la sfiducia nella possibilità in democrazia di giungere a realizzare procedure di bilancio che limitino l’alterazione di quella corrispondenza, essenza del contratto fiscale in cui l’imposta si pone come il corrispettivo per beni e servizi pubblici richiesti dai cittadini, uniti nello Stato da un rapporto di cooperazione. Questa concezione di Stato cooperativo e delle procedure di bilancio come mano visibile nel processo di decisone pubblica, può trovare fondamento nella teoria economica entro concezioni diverse della teoria del beneficio nella tassazione ed in contrapposizione con l’impostazione e con gli esiti sul ruolo economico dello Stato che la teoria della scelta pubblica, la public choice, ha derivato dalla indagine positiva della democrazia come mercato politico.
2021
979-12-5976-143-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/428707
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