L’aggiornamento teorico e tecnico postulato dal passaggio al cinema integra in Pasolini l’originaria educazione letteraria di ascendenza continiana in un senso semiotico-linguistico. La preesistente vocazione linguistica, sostanziata dal magistero gramsciano, si aggiorna attraverso iniezioni di formalismo e di strutturalismo, che mettono a parte Pasolini delle principali acquisizioni della teoria letteraria e della semiologia cinematografica e teatrale, dalla Scuola di Praga a Christian Metz, con un ritardo peraltro condiviso con tutta la scena culturale italiana. Tale evoluzione viene registrata in maniera alquanto fedele in un’opera di saggistica militante come Empirismo eretico, che fornisce ai critici pasoliniani numerose tracce e prodromi della produzione a venire: tra tutti, La sceneggiatura come “struttura che vuol essere altra struttura”, Dal laboratorio e La lingua scritta della realtà, esercitano una funzione addirittura “ristrutturante” la poetica e l’ideologia dell’autore: abbiamo, per usare il lessico genettiano, un “ipo-autore” e un “iper-autore”, ovvero un “autore di partenza” e un “autore di arrivo”, in gran parte trasformato e arricchito da questa transizione. Più microscopicamente, si deve intendere la messe di saggi che compongono Empirismo eretico come un processo di scrittura-rilettura-riscrittura in cui, parallelamente a una densa (benché asistematica) attività di studio e di ricerca, Pasolini è sostanzialmente impegnato a ridisegnare i confini della propria intellettualità, avanzando prova dopo prova inedite codificazioni, timide proposte, riformulazioni polemiche, e sperimentando in corso d’opera, abilità e competenze appena acquisite o affinate.

Pasolini semiologo della realtà

Altamura G
2005-01-01

Abstract

L’aggiornamento teorico e tecnico postulato dal passaggio al cinema integra in Pasolini l’originaria educazione letteraria di ascendenza continiana in un senso semiotico-linguistico. La preesistente vocazione linguistica, sostanziata dal magistero gramsciano, si aggiorna attraverso iniezioni di formalismo e di strutturalismo, che mettono a parte Pasolini delle principali acquisizioni della teoria letteraria e della semiologia cinematografica e teatrale, dalla Scuola di Praga a Christian Metz, con un ritardo peraltro condiviso con tutta la scena culturale italiana. Tale evoluzione viene registrata in maniera alquanto fedele in un’opera di saggistica militante come Empirismo eretico, che fornisce ai critici pasoliniani numerose tracce e prodromi della produzione a venire: tra tutti, La sceneggiatura come “struttura che vuol essere altra struttura”, Dal laboratorio e La lingua scritta della realtà, esercitano una funzione addirittura “ristrutturante” la poetica e l’ideologia dell’autore: abbiamo, per usare il lessico genettiano, un “ipo-autore” e un “iper-autore”, ovvero un “autore di partenza” e un “autore di arrivo”, in gran parte trasformato e arricchito da questa transizione. Più microscopicamente, si deve intendere la messe di saggi che compongono Empirismo eretico come un processo di scrittura-rilettura-riscrittura in cui, parallelamente a una densa (benché asistematica) attività di studio e di ricerca, Pasolini è sostanzialmente impegnato a ridisegnare i confini della propria intellettualità, avanzando prova dopo prova inedite codificazioni, timide proposte, riformulazioni polemiche, e sperimentando in corso d’opera, abilità e competenze appena acquisite o affinate.
2005
88-8229-583-4
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