Molte volte nella storia la scoperta o la riscoperta di nuovi territori è stata anticipata da battistrada militari, come accadeva negli antichi imperi, con Alessandro Magno, Annibale o i Romani. Non è un caso, forse, che la rivalutazione integrale dell'Italia rurale e paesana avvenga proprio negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale. I soldati americani e inglesi sbarcati in Sicilia, a Paestum, ad Anzio, quando tornano in patria, iniziano a raccontare ai loro connazionali un'Italia sostanzialmente diversa rispetto ai cliché. Di pari passo anche gli intellettuali nostrani, nel fervore del clima neorealista, cominciano a riscrivere il paesaggio italiano a partire dai suoi angoli più reconditi e inesplorati, delineando una diversa gerarchia di valori estetici: il bellissimo Paisà di Rossellini non è altro che un atto d'amore nei confronti dello Stivale soprattutto nei suoi punti meno in luce, come la Sicilia selvatica e pastorale. Così La terra trema e Ossessione di Visconti e alcuni film di De Sica o del primo Antonioni, che riescono a mettere in evidenza tessere finora mai considerate dello screziato mosaico italiano. Sul versante letterario, invece, tra i primi scrittori di chiara fama ad accorgersi della bellezza anti-canonica, ispida e genuina, dell'“altra Italia” – da sempre tagliata fuori dagli schemi di rappresentazione del Belpaese, vittima dell'equivoco madornale per cui solo ciò che è inquadrabile in un'ottica turistico-monumentale ha diritto di cittadinanza nel perimetro del “bello” o dell'“interessante” – è stato certamente Carlo Levi, con Cristo si è fermato a Eboli. E, a ben vedere, questo accade per una circostanza fortuita, conseguente al confino in Lucania impostogli dal regime fascista. Occorrerà riflettere un momento su questo termine: confino. Di fatto la misconosciuta Eboli è e resterà a lungo, anche nella seconda parte del Novecento, un vera e propria soglia, un confine interno al Paese: sotto questa “linea d'ombra” i luoghi, le genti, le culture particolari e subalterne tendono a diventare come invisibili, a restare in penombra.

Frammenti di Murgia

Altamura G
2020-01-01

Abstract

Molte volte nella storia la scoperta o la riscoperta di nuovi territori è stata anticipata da battistrada militari, come accadeva negli antichi imperi, con Alessandro Magno, Annibale o i Romani. Non è un caso, forse, che la rivalutazione integrale dell'Italia rurale e paesana avvenga proprio negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale. I soldati americani e inglesi sbarcati in Sicilia, a Paestum, ad Anzio, quando tornano in patria, iniziano a raccontare ai loro connazionali un'Italia sostanzialmente diversa rispetto ai cliché. Di pari passo anche gli intellettuali nostrani, nel fervore del clima neorealista, cominciano a riscrivere il paesaggio italiano a partire dai suoi angoli più reconditi e inesplorati, delineando una diversa gerarchia di valori estetici: il bellissimo Paisà di Rossellini non è altro che un atto d'amore nei confronti dello Stivale soprattutto nei suoi punti meno in luce, come la Sicilia selvatica e pastorale. Così La terra trema e Ossessione di Visconti e alcuni film di De Sica o del primo Antonioni, che riescono a mettere in evidenza tessere finora mai considerate dello screziato mosaico italiano. Sul versante letterario, invece, tra i primi scrittori di chiara fama ad accorgersi della bellezza anti-canonica, ispida e genuina, dell'“altra Italia” – da sempre tagliata fuori dagli schemi di rappresentazione del Belpaese, vittima dell'equivoco madornale per cui solo ciò che è inquadrabile in un'ottica turistico-monumentale ha diritto di cittadinanza nel perimetro del “bello” o dell'“interessante” – è stato certamente Carlo Levi, con Cristo si è fermato a Eboli. E, a ben vedere, questo accade per una circostanza fortuita, conseguente al confino in Lucania impostogli dal regime fascista. Occorrerà riflettere un momento su questo termine: confino. Di fatto la misconosciuta Eboli è e resterà a lungo, anche nella seconda parte del Novecento, un vera e propria soglia, un confine interno al Paese: sotto questa “linea d'ombra” i luoghi, le genti, le culture particolari e subalterne tendono a diventare come invisibili, a restare in penombra.
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