Perfetto esempio, secondo Henry James, di quella «form of fiction which the French call the nouvelle», The Lifted Veil è stato a lungo considerato una nota dissonante nel corpus eliotiano, un’eccentricità marcata dall’inusuale narrazione in prima persona maschile e da toni gotici che stridono accanto al «faithful account of men and things» cui Eliot si era consacrata solo qualche mese prima, nel diciassettesimo capitolo di Adam Bede (1859). Si dovrà attendere fino alla seconda metà del Novecento perché questo racconto dismetta i panni di «cuckoo in George Eliot’s fictional nest», dando prova di recare in sé non solo tracce delle tematiche più care all’autrice – le difficoltà del rapporto coniugale, la «moral sympathy», i limiti e le potenzialità del realismo – ma anche del modus scribendi che diverrà caratteristico delle opere della maturità. In questo frangente, in seno alle tecniche narrative che strutturano tanto la nouvelle quanto i “grandi romanzi” eliotiani, un embrionale utilizzo dell’ekphrasis viene in luce, esplicando così, pur in poche righe, quella stessa funzione narrativa e intertestuale destinata a dare pieni frutti in Middlemarch o Daniel Deronda. Come dimostra il presente saggio, le due “incursioni ecfrastiche” incastonate in The Lifted Veil fungono infatti da vero e proprio prisma di rifrazione di animo e destino dei protagonisti, facendo sì che questi ultimi possano svelarsi proletticamente agli occhi del lettore e anticipare lo scioglimento dell’intreccio.
"That cunning, relentless face". Ekphrasis e narrazione in "The Lifted Veil" di George Eliot
Silvia Silvestri
2020-01-01
Abstract
Perfetto esempio, secondo Henry James, di quella «form of fiction which the French call the nouvelle», The Lifted Veil è stato a lungo considerato una nota dissonante nel corpus eliotiano, un’eccentricità marcata dall’inusuale narrazione in prima persona maschile e da toni gotici che stridono accanto al «faithful account of men and things» cui Eliot si era consacrata solo qualche mese prima, nel diciassettesimo capitolo di Adam Bede (1859). Si dovrà attendere fino alla seconda metà del Novecento perché questo racconto dismetta i panni di «cuckoo in George Eliot’s fictional nest», dando prova di recare in sé non solo tracce delle tematiche più care all’autrice – le difficoltà del rapporto coniugale, la «moral sympathy», i limiti e le potenzialità del realismo – ma anche del modus scribendi che diverrà caratteristico delle opere della maturità. In questo frangente, in seno alle tecniche narrative che strutturano tanto la nouvelle quanto i “grandi romanzi” eliotiani, un embrionale utilizzo dell’ekphrasis viene in luce, esplicando così, pur in poche righe, quella stessa funzione narrativa e intertestuale destinata a dare pieni frutti in Middlemarch o Daniel Deronda. Come dimostra il presente saggio, le due “incursioni ecfrastiche” incastonate in The Lifted Veil fungono infatti da vero e proprio prisma di rifrazione di animo e destino dei protagonisti, facendo sì che questi ultimi possano svelarsi proletticamente agli occhi del lettore e anticipare lo scioglimento dell’intreccio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.