Il volume si sofferma sull’attenzione dimostrata dal governo e dalla diplomazia italiani nei confronti della soluzione delle principali controversie internazionale per una via multilaterale e concertata, alternativa agli schemi della politica di potenza portata avanti dalle principali potenze mondiali del periodo, Stati Uniti ed Unione Sovietica. Lo studio è incentrato, in maniera particolare, sulla figura di Aldo Moro, presidente del Consiglio tra il 1963 ed il 1968, e, in seguito, ministro degli Affari Esteri quasi ininterrottamente tra il 1969 ed il 1974. Moro attribuì un’importanza crescente all’attività dell’ONU, vista come il luogo eletto alla soluzione pacifica delle principali controversie internazionali e al centro del progetto di politica estera elaborato dallo statista pugliese alla fine degli anni Sessanta, conosciuto come «dottrina integrale della pace». Con essa si intendeva superare il bipolarismo e i metodi di potenza portati avanti da USA e URSS a vantaggio di un allargamento multipolare dell’assetto internazionale che si basasse su metodi pacifici e concertati. In questo senso, Moro attribuì una grande importanza al pieno ingresso della Cina popolare nella comunità internazionale, arrivando a riconoscere il governo di Pechino nel 1970 e votando a favore della sua ammissione all’interno delle Nazioni Unite, cosa che avvenne nell’anno successivo. Ciò avrebbe permesso di perseguire una soluzione negoziata anche della principale questione internazionale sul tappeto tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà del decennio successivo: la guerra nel Sud-Est asiatico, che vide l’Italia protagonista di un tentativo di mediazione portato avanti in varie fasi, tra il 1965 ed il 1968, e portatrice di istanze di utili critiche nei confronti dell’azione militare statunitense in quel delicato settore geopolitico.

Aldo Moro, l'Italia e la diplomazia multilaterale. Momenti e problemi

IMPERATO F
2013-01-01

Abstract

Il volume si sofferma sull’attenzione dimostrata dal governo e dalla diplomazia italiani nei confronti della soluzione delle principali controversie internazionale per una via multilaterale e concertata, alternativa agli schemi della politica di potenza portata avanti dalle principali potenze mondiali del periodo, Stati Uniti ed Unione Sovietica. Lo studio è incentrato, in maniera particolare, sulla figura di Aldo Moro, presidente del Consiglio tra il 1963 ed il 1968, e, in seguito, ministro degli Affari Esteri quasi ininterrottamente tra il 1969 ed il 1974. Moro attribuì un’importanza crescente all’attività dell’ONU, vista come il luogo eletto alla soluzione pacifica delle principali controversie internazionali e al centro del progetto di politica estera elaborato dallo statista pugliese alla fine degli anni Sessanta, conosciuto come «dottrina integrale della pace». Con essa si intendeva superare il bipolarismo e i metodi di potenza portati avanti da USA e URSS a vantaggio di un allargamento multipolare dell’assetto internazionale che si basasse su metodi pacifici e concertati. In questo senso, Moro attribuì una grande importanza al pieno ingresso della Cina popolare nella comunità internazionale, arrivando a riconoscere il governo di Pechino nel 1970 e votando a favore della sua ammissione all’interno delle Nazioni Unite, cosa che avvenne nell’anno successivo. Ciò avrebbe permesso di perseguire una soluzione negoziata anche della principale questione internazionale sul tappeto tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà del decennio successivo: la guerra nel Sud-Est asiatico, che vide l’Italia protagonista di un tentativo di mediazione portato avanti in varie fasi, tra il 1965 ed il 1968, e portatrice di istanze di utili critiche nei confronti dell’azione militare statunitense in quel delicato settore geopolitico.
2013
978-88-497-0852-3
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9.Federico_Imperato_Aldo_Moro_l'Italia_e_la_diplomazia_multilaterale_Momenti_e_problemi.pdf

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