Il termine ‘normale’ è ambiguo. Come ricordano i logici William e Martha Kneale dietro questa parola si nascondono almeno due significati: il primo ha una valenza prettamente statistica e corrisponde a ciò che accade normalmente o per lo più; il secondo significato ha un valore normativo e si riferisce a ciò che è normale debba accadere. Il primo significato attraversa i territori semantici dell’essere, il secondo si nasconde fra le pieghe del dover essere dove la normalità diviene immediatamente normativa. Tralasciando il primo significato –, mi dedicherò all’analisi del secondo rintracciando alcuni concetti di normalità normativa dove condizioni “normali” di percezione si rivelano costitutive di status normativi o deontici.
La normatività del normale
Guglielmo Siniscalchi
2022-01-01
Abstract
Il termine ‘normale’ è ambiguo. Come ricordano i logici William e Martha Kneale dietro questa parola si nascondono almeno due significati: il primo ha una valenza prettamente statistica e corrisponde a ciò che accade normalmente o per lo più; il secondo significato ha un valore normativo e si riferisce a ciò che è normale debba accadere. Il primo significato attraversa i territori semantici dell’essere, il secondo si nasconde fra le pieghe del dover essere dove la normalità diviene immediatamente normativa. Tralasciando il primo significato –, mi dedicherò all’analisi del secondo rintracciando alcuni concetti di normalità normativa dove condizioni “normali” di percezione si rivelano costitutive di status normativi o deontici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.