Le grandi trasformazioni urbane iniziate alla metà del Cinquecento con Strada Nuova, l’attuale via Garibaldi, proseguite nel XVII secolo con Strada Balbi, che resta un riferimento forse ineguagliato a livello europeo nel suo essere modello di ‘strada plutocratica’, e idealmente compiute nel tardo Settecento con Strada Nuovissima, ora via Cairoli, vanno poste in relazione con quanto accade nell’occidente di Genova, tra Sampierdarena, Cornigliano e la val Polcevera. Qui, infatti, si assiste alla formazione di vere e proprie ‘città di ville’ a costituire un’ulteriore forma di trasformazione di capitale economico in capitale simbolico promossa dagli ‘eminenti’ – così venivano definiti da Pietro Paolo Rubens gli oligarchi di allora – della Repubblica. Nell’articolato composto dai palazzi di città e dai palazzi di villa – intesi non solo a Genova come un unico teatro delle vicende urbane –, la critica ha inteso le dimore del ponente genovese come episodi di ‘agiografia privata’, esperienze parallele a quelle palaziali cittadine aggregatesi sugli assi viari cinque, sei e settecenteschi di cui sopra, ad attestare, invece, una forma di ‘magnificenza pubblica.
Le ville del Ponente genovese. Alle origini di un paradigma tra critica e ricerca
Andrea Leonardi
2022-01-01
Abstract
Le grandi trasformazioni urbane iniziate alla metà del Cinquecento con Strada Nuova, l’attuale via Garibaldi, proseguite nel XVII secolo con Strada Balbi, che resta un riferimento forse ineguagliato a livello europeo nel suo essere modello di ‘strada plutocratica’, e idealmente compiute nel tardo Settecento con Strada Nuovissima, ora via Cairoli, vanno poste in relazione con quanto accade nell’occidente di Genova, tra Sampierdarena, Cornigliano e la val Polcevera. Qui, infatti, si assiste alla formazione di vere e proprie ‘città di ville’ a costituire un’ulteriore forma di trasformazione di capitale economico in capitale simbolico promossa dagli ‘eminenti’ – così venivano definiti da Pietro Paolo Rubens gli oligarchi di allora – della Repubblica. Nell’articolato composto dai palazzi di città e dai palazzi di villa – intesi non solo a Genova come un unico teatro delle vicende urbane –, la critica ha inteso le dimore del ponente genovese come episodi di ‘agiografia privata’, esperienze parallele a quelle palaziali cittadine aggregatesi sugli assi viari cinque, sei e settecenteschi di cui sopra, ad attestare, invece, una forma di ‘magnificenza pubblica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.