A cominciare, si sa, fu Giuseppe Torquato Gargani, «pedante arcigno», «il classicista più intransigente e più intollerante», «il più radicale», chi lo conobbe è concorde nel ricordarlo così. Tutt’altro che accidentale, la «diceria», pubblicata nel luglio del 1856, si inserisce in un rigido programma censorio (estetico e morale), nell’ambizioso tentativo «di non lasciar passare impunito qualunque libretto di poesia sia per venir fuori da oggi in poi». Vittima predestinata Braccio Bracci, non altrimenti noto che per il baccano della polemica che suscitò.
Diceria
Nico Abene
2013-01-01
Abstract
A cominciare, si sa, fu Giuseppe Torquato Gargani, «pedante arcigno», «il classicista più intransigente e più intollerante», «il più radicale», chi lo conobbe è concorde nel ricordarlo così. Tutt’altro che accidentale, la «diceria», pubblicata nel luglio del 1856, si inserisce in un rigido programma censorio (estetico e morale), nell’ambizioso tentativo «di non lasciar passare impunito qualunque libretto di poesia sia per venir fuori da oggi in poi». Vittima predestinata Braccio Bracci, non altrimenti noto che per il baccano della polemica che suscitò.File in questo prodotto:
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