Era l’1 novembre del 1952, tra gli scogli e gli ulivi di Porto Lligat, Salvador Dalì (1904-1989) così scriveva nel suo Diario di un genio, a proposito della sua disposizione psichica nei confronti della ricerca artistica: «Ho la certezza che le mie qualità d’analista e di psicologo siano superiori a quelle di Marcel Proust. Non soltanto perché, fra i numerosi metodi ch’egli ignorava, io mi servo della psicoanalisi, ma soprattutto perché la struttura del mio spirito è di un tipo eminentemente paranoico, dunque più indicato per tal genere di esercizi, mentre la struttura del suo era quella di un nevrotico depresso, ossia la meno adatta a queste investigazioni»

Ripensando a Salvador Dalì. L’enigma del tempo tra arte, filosofia e scienza

fronzi
2012-01-01

Abstract

Era l’1 novembre del 1952, tra gli scogli e gli ulivi di Porto Lligat, Salvador Dalì (1904-1989) così scriveva nel suo Diario di un genio, a proposito della sua disposizione psichica nei confronti della ricerca artistica: «Ho la certezza che le mie qualità d’analista e di psicologo siano superiori a quelle di Marcel Proust. Non soltanto perché, fra i numerosi metodi ch’egli ignorava, io mi servo della psicoanalisi, ma soprattutto perché la struttura del mio spirito è di un tipo eminentemente paranoico, dunque più indicato per tal genere di esercizi, mentre la struttura del suo era quella di un nevrotico depresso, ossia la meno adatta a queste investigazioni»
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