Sussidiarietà e leale collaborazione sono due princìpi nati nella prassi, poi dotati di fondamento costituzionale, il cui studio rappresenta un ottimale punto di osservazione per descrivere le evoluzioni oscillanti del regionalismo italiano. Il combinato operare dei due princìpi, infatti, poiché consente la gestione flessibile dei rapporti Stato-Regioni, ne facilita uno svolgersi cooperativo e non conflittuale assicurando il simultaneo rispetto dei princìpi di unità e autonomia di cui all’art. 5 Cost. Questo contributo analizza il possibile impatto dell’attivazione della clausola di maggiore autonomia (art. 116, c. 3 Cost.) sull’assetto delle relazioni inter-governative delineando due scenari a seconda che l’autonomia differenziata venga infine realizzata a) per le tre Regioni settentrionali già ad uno stadio avanzato del relativo iter (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), o b) per un ampio numero di Regioni – quasi tutte le Regioni hanno già avviato iniziative in tal senso. Dallo scenario sub a) deriverebbe la recessione dei moduli di cooperazione multi-laterale in ragione della necessità di gestire in via bi-laterale ed informale i rapporti centro-periferia; in quello sub b), le logiche della competizione, ancorché declinate su una dimensione più ampia, potrebbero creare una frattura nel fronte regionale unitario. In entrambi i casi, dunque, l’attivazione della clausola di maggiore autonomia potrebbe rappresentare un ostacolo all’evoluzione in senso collaborativo delle relazioni multi-livello.
Effetti dell’autonomia differenziata sulla combinazione funzionale dei princìpi di sussidiarietà e leale collaborazione. Verso una riforma del regionalismo a Costituzione invariata?
luca dell'atti
2020-01-01
Abstract
Sussidiarietà e leale collaborazione sono due princìpi nati nella prassi, poi dotati di fondamento costituzionale, il cui studio rappresenta un ottimale punto di osservazione per descrivere le evoluzioni oscillanti del regionalismo italiano. Il combinato operare dei due princìpi, infatti, poiché consente la gestione flessibile dei rapporti Stato-Regioni, ne facilita uno svolgersi cooperativo e non conflittuale assicurando il simultaneo rispetto dei princìpi di unità e autonomia di cui all’art. 5 Cost. Questo contributo analizza il possibile impatto dell’attivazione della clausola di maggiore autonomia (art. 116, c. 3 Cost.) sull’assetto delle relazioni inter-governative delineando due scenari a seconda che l’autonomia differenziata venga infine realizzata a) per le tre Regioni settentrionali già ad uno stadio avanzato del relativo iter (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), o b) per un ampio numero di Regioni – quasi tutte le Regioni hanno già avviato iniziative in tal senso. Dallo scenario sub a) deriverebbe la recessione dei moduli di cooperazione multi-laterale in ragione della necessità di gestire in via bi-laterale ed informale i rapporti centro-periferia; in quello sub b), le logiche della competizione, ancorché declinate su una dimensione più ampia, potrebbero creare una frattura nel fronte regionale unitario. In entrambi i casi, dunque, l’attivazione della clausola di maggiore autonomia potrebbe rappresentare un ostacolo all’evoluzione in senso collaborativo delle relazioni multi-livello.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.