Tra i contesti urbani indagati nelle più recenti ricerche ad Egnazia (Fasano), nell’ambito del ‘Progetto Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’, una prestigiosa domus ad atrio, situata insieme alle terme pubbliche nell’isolato che chiude l’area del Foro sul lato meridionale, ha restituito reperti che permettono nuovi approfondimenti su alcuni aspetti della cultura e della religiosità. In particolare, una statua in marmo di Demetra delle dimensioni di una terzina, databile alla prima età imperiale e legata ad uno spazio particolarmente rappresentativo della dimora, rappresenta per Egnazia la prima testimonianza di età romana del culto demetriaco, ben attestato già dal periodo della prima organizzazione urbana dell’insediamento messapico, tra la fine del IV e il III sec. a.C. Mentre i documenti più antichi rimandano in maniera esclusiva alla sfera funeraria e dunque all’aspetto funerario della ritualità di Demetra, la scultura indizia la venerazione della dea dei misteri eleusini in un contesto residenziale di committenza aristocratica. In tal modo la statua permette di acquisire nuovi elementi sulla religiosità dello scalo adriatico che, sempre a partire dalla prima età imperiale, attraverso gli scambi commerciali si apre in maniera decisa anche al culto di Cibele, per molti aspetti identificata proprio con Demetra. La ritualità demetriaca sembra connotare, inoltre, con una continuità forse non casuale, il settore urbano in corso di indagine. La domus oblitera, infatti, un più antico nucleo insediativo indigeno a cui appartiene anche un sacello che, nei pochi, ma chiari, reperti legati alla sfera rituale, sembra presentare un collegamento proprio con Demetra, per la prima volta in un ambito religioso, e non solo funerario, anche per il periodo messapico. Il ruolo di questa divinità va dunque acquisendo un risalto nuovo nel paesaggio culturale di Egnazia dove, anche in riferimento a complessi di rilevante impegno architettonico, assume una specifica valenza, attraverso rimodulazioni e adattamenti che segnano il passaggio dall’insediamento messapico al municipium romano a spiccata vocazione commerciale. In questa prospettiva, il confronto con i contesti meglio noti in Messapia presenta significative affinità per il periodo compreso tra il IV e il III sec. a.C., utili anche a meglio decifrare le evidenze egnatine, mentre per l’età romana denota segni di persistenza del culto finora poco documentati.
Tra la casa e la tomba: nuovi elementi sul culto di Demetra ad Egnazia e in Messapia tra il IV secolo a.C. e l’età romana
Mastrocinque Gianluca
2022-01-01
Abstract
Tra i contesti urbani indagati nelle più recenti ricerche ad Egnazia (Fasano), nell’ambito del ‘Progetto Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’, una prestigiosa domus ad atrio, situata insieme alle terme pubbliche nell’isolato che chiude l’area del Foro sul lato meridionale, ha restituito reperti che permettono nuovi approfondimenti su alcuni aspetti della cultura e della religiosità. In particolare, una statua in marmo di Demetra delle dimensioni di una terzina, databile alla prima età imperiale e legata ad uno spazio particolarmente rappresentativo della dimora, rappresenta per Egnazia la prima testimonianza di età romana del culto demetriaco, ben attestato già dal periodo della prima organizzazione urbana dell’insediamento messapico, tra la fine del IV e il III sec. a.C. Mentre i documenti più antichi rimandano in maniera esclusiva alla sfera funeraria e dunque all’aspetto funerario della ritualità di Demetra, la scultura indizia la venerazione della dea dei misteri eleusini in un contesto residenziale di committenza aristocratica. In tal modo la statua permette di acquisire nuovi elementi sulla religiosità dello scalo adriatico che, sempre a partire dalla prima età imperiale, attraverso gli scambi commerciali si apre in maniera decisa anche al culto di Cibele, per molti aspetti identificata proprio con Demetra. La ritualità demetriaca sembra connotare, inoltre, con una continuità forse non casuale, il settore urbano in corso di indagine. La domus oblitera, infatti, un più antico nucleo insediativo indigeno a cui appartiene anche un sacello che, nei pochi, ma chiari, reperti legati alla sfera rituale, sembra presentare un collegamento proprio con Demetra, per la prima volta in un ambito religioso, e non solo funerario, anche per il periodo messapico. Il ruolo di questa divinità va dunque acquisendo un risalto nuovo nel paesaggio culturale di Egnazia dove, anche in riferimento a complessi di rilevante impegno architettonico, assume una specifica valenza, attraverso rimodulazioni e adattamenti che segnano il passaggio dall’insediamento messapico al municipium romano a spiccata vocazione commerciale. In questa prospettiva, il confronto con i contesti meglio noti in Messapia presenta significative affinità per il periodo compreso tra il IV e il III sec. a.C., utili anche a meglio decifrare le evidenze egnatine, mentre per l’età romana denota segni di persistenza del culto finora poco documentati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.