L’esigenza di ripensare i contesti urbani come luoghi di ristrutturazione delle relazioni economiche, politiche e sociali appare strettamente correlata alle sempre più frequenti iniziative dal basso configurabili come tentativi di riconquista della città pubblica. Il sintagma city as a commons rende bene l’idea di simili tentativi che richiedono nuove forme di sviluppo in cui Stato apparato e Stato comunità, ossia il pubblico come soggetto e il pubblico come comunità, si “alleano” per la soluzione di problemi concernenti realtà locali. Tali cittadini maturano la consapevolezza di essere titolari non solo di diritti, ma di doveri da cui discendono responsabilità condivise in ordine alla tutela e alla valorizzazione di beni e spazi urbani strumentali al benessere individuale e collettivo. Una simile concezione dell’individuo nella società ben si comprende alla luce degli studi di Benvenuti, il quale descrive l’evoluzione da una forma di libertà passiva, come difesa dei privati al cospetto dell’autorità, a una forma attiva idonea a rendere il “nuovo” cittadino protagonista co-responsabile del funzionamento della res publica. In tale scenario, le azioni del cittadino, che partecipa all’esercizio di funzioni assegnate per tradizione ai pubblici poteri, superano la dimensione individuale degli interessi e proiettano la singolarità dell’agere in un contesto più ampio che fonde doveri di solidarietà e valore dell’esistenza individuale. Non si tratta di soggetti tenuti a svolgere determinate prestazioni, ma che decidono liberamente di attivarsi e favoriscono il perseguimento di interessi generali. Viene in rilievo una forma di partecipazione alla vita pubblica inquadrabile secondo le coordinate dell’autonomia civica e della prossimità che presenta interessanti legami con i processi democratici. Essa, per un verso, può inaugurare innovative modalità di formazione dei futuri amministratori locali, per altro verso appare collegata a forme di democrazia complementari a quella rappresentativa, funzionali alla cura di interessi generali e imperniate sul concetto di “prossimità” teorizzato oltralpe. L’esperienza dei regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni urbani è una delle migliori testimonianze dell’attualità del droit à la ville che pone le città dinanzi a nuove sfide da affrontare in sede locale per proiettarsi a livello sovranazionale. La città diviene “proiezione della società sul territorio”, “spazio di diritti e di produzione del diritto” e il diritto al-la città “si presenta come un appello, come esigenza” alla vita urbana “trasformata e rinnovata”. Chi sono i “cittadini attivi”? Cosa si intende per “beni comuni” urbani? Sono riscontrabili differenze tra forme di amministrazione “consensuale” e di amministrazione “condivisa”? Qual è la natura dei “patti di collaborazione” che vengono stipulati, in base ai suddetti regolamenti, tra cittadini ed enti locali? Il contributo si sofferma su tali aspetti evidenziando che è in atto una significativa evoluzione riguardante il modo di concepire lo sviluppo urbano, la cui governance si modella su nuovi principi e prassi creative su cui anche i giuristi sono chiamati a riflettere.

L'amministrazione condivisa dei "beni comuni" urbani

Primerano Giuseppe Andrea
2022-01-01

Abstract

L’esigenza di ripensare i contesti urbani come luoghi di ristrutturazione delle relazioni economiche, politiche e sociali appare strettamente correlata alle sempre più frequenti iniziative dal basso configurabili come tentativi di riconquista della città pubblica. Il sintagma city as a commons rende bene l’idea di simili tentativi che richiedono nuove forme di sviluppo in cui Stato apparato e Stato comunità, ossia il pubblico come soggetto e il pubblico come comunità, si “alleano” per la soluzione di problemi concernenti realtà locali. Tali cittadini maturano la consapevolezza di essere titolari non solo di diritti, ma di doveri da cui discendono responsabilità condivise in ordine alla tutela e alla valorizzazione di beni e spazi urbani strumentali al benessere individuale e collettivo. Una simile concezione dell’individuo nella società ben si comprende alla luce degli studi di Benvenuti, il quale descrive l’evoluzione da una forma di libertà passiva, come difesa dei privati al cospetto dell’autorità, a una forma attiva idonea a rendere il “nuovo” cittadino protagonista co-responsabile del funzionamento della res publica. In tale scenario, le azioni del cittadino, che partecipa all’esercizio di funzioni assegnate per tradizione ai pubblici poteri, superano la dimensione individuale degli interessi e proiettano la singolarità dell’agere in un contesto più ampio che fonde doveri di solidarietà e valore dell’esistenza individuale. Non si tratta di soggetti tenuti a svolgere determinate prestazioni, ma che decidono liberamente di attivarsi e favoriscono il perseguimento di interessi generali. Viene in rilievo una forma di partecipazione alla vita pubblica inquadrabile secondo le coordinate dell’autonomia civica e della prossimità che presenta interessanti legami con i processi democratici. Essa, per un verso, può inaugurare innovative modalità di formazione dei futuri amministratori locali, per altro verso appare collegata a forme di democrazia complementari a quella rappresentativa, funzionali alla cura di interessi generali e imperniate sul concetto di “prossimità” teorizzato oltralpe. L’esperienza dei regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni urbani è una delle migliori testimonianze dell’attualità del droit à la ville che pone le città dinanzi a nuove sfide da affrontare in sede locale per proiettarsi a livello sovranazionale. La città diviene “proiezione della società sul territorio”, “spazio di diritti e di produzione del diritto” e il diritto al-la città “si presenta come un appello, come esigenza” alla vita urbana “trasformata e rinnovata”. Chi sono i “cittadini attivi”? Cosa si intende per “beni comuni” urbani? Sono riscontrabili differenze tra forme di amministrazione “consensuale” e di amministrazione “condivisa”? Qual è la natura dei “patti di collaborazione” che vengono stipulati, in base ai suddetti regolamenti, tra cittadini ed enti locali? Il contributo si sofferma su tali aspetti evidenziando che è in atto una significativa evoluzione riguardante il modo di concepire lo sviluppo urbano, la cui governance si modella su nuovi principi e prassi creative su cui anche i giuristi sono chiamati a riflettere.
2022
979-12-5976-346-4
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