Quando si analizza la portata della libertà di espressione degli studenti nel contesto scolastico, vi è una giurisprudenza specifica della Corte suprema con la quale la SCOTUS ha cercato, negli anni, di bilanciare tale libertà con le finalità didattiche proprie delle istituzioni scolastiche. In tali decisioni la Corte ha sostanzialmente riconosciuto il ruolo della scuola nella formazione degli alunni in loco parentis e, in virtù di tale ruolo, ha ritenuto di consentire alle istituzioni scolastiche la possibilità di regolare e finanche reprimere alcune tipologie di discorso degli alunni. In relazione al fatto che il margine discrezionale dell’autorità scolastica si fonda sulla in loco parentis doctrine, la stessa giurisprudenza della Corte suprema ha tracciato dei limiti alla sua applicazione concernenti tutte quelle attività svolte off campus cioè al di fuori del contesto fisico della scuola. In reazione ad alcune sentenze federali, con l’intento di preservare la libertà di espressione politica degli studenti e il pluralismo del giornalismo scolastico, il legislatori di alcuni Stati hanno adottato degli atti normativi (i c.d. anti Hazelwood Statute, - fra i più noti figura il California Student Free Press Freedom Act-) che ribadiscono le garanzie del I emendamento per i minori nelle aule scolastiche e interpretano restrittivamente l’autorità disciplinare scolastica in questo ambito. Il fervente di battito che anima il tema nell’esperienza statunitense affonda le proprie radici nel difficile bilanciamento fra le garanzie alla libertà di espressione tipiche di una società liberale, la funzione attribuita alle istituzioni scolastiche (pubbliche, in quanto per la scuola privata vigono regole specifiche) e la particolare considerazione che il diritto accorda ai minori e alla gioventù. Si tratta, in effetti, di categorie e valori che, al contrario che nell’esperienza italiana, non sono citati espressamente nella dimensione costituzionale federale statunitense (peraltro, nel riparto competenziale, sulla base del criterio residuale, la competenza in tema di disciplina scolastica, appartiene agli Stati) e che, tuttavia, sono argomento di valutazione della giurisprudenza federale, della legislazione statale e del dibattito dottrinale in tema di students speech rights.

La Scuola pubblica e gli Students' Speech Rights negli Stati Uniti d'America

laura fabiano
2022-01-01

Abstract

Quando si analizza la portata della libertà di espressione degli studenti nel contesto scolastico, vi è una giurisprudenza specifica della Corte suprema con la quale la SCOTUS ha cercato, negli anni, di bilanciare tale libertà con le finalità didattiche proprie delle istituzioni scolastiche. In tali decisioni la Corte ha sostanzialmente riconosciuto il ruolo della scuola nella formazione degli alunni in loco parentis e, in virtù di tale ruolo, ha ritenuto di consentire alle istituzioni scolastiche la possibilità di regolare e finanche reprimere alcune tipologie di discorso degli alunni. In relazione al fatto che il margine discrezionale dell’autorità scolastica si fonda sulla in loco parentis doctrine, la stessa giurisprudenza della Corte suprema ha tracciato dei limiti alla sua applicazione concernenti tutte quelle attività svolte off campus cioè al di fuori del contesto fisico della scuola. In reazione ad alcune sentenze federali, con l’intento di preservare la libertà di espressione politica degli studenti e il pluralismo del giornalismo scolastico, il legislatori di alcuni Stati hanno adottato degli atti normativi (i c.d. anti Hazelwood Statute, - fra i più noti figura il California Student Free Press Freedom Act-) che ribadiscono le garanzie del I emendamento per i minori nelle aule scolastiche e interpretano restrittivamente l’autorità disciplinare scolastica in questo ambito. Il fervente di battito che anima il tema nell’esperienza statunitense affonda le proprie radici nel difficile bilanciamento fra le garanzie alla libertà di espressione tipiche di una società liberale, la funzione attribuita alle istituzioni scolastiche (pubbliche, in quanto per la scuola privata vigono regole specifiche) e la particolare considerazione che il diritto accorda ai minori e alla gioventù. Si tratta, in effetti, di categorie e valori che, al contrario che nell’esperienza italiana, non sono citati espressamente nella dimensione costituzionale federale statunitense (peraltro, nel riparto competenziale, sulla base del criterio residuale, la competenza in tema di disciplina scolastica, appartiene agli Stati) e che, tuttavia, sono argomento di valutazione della giurisprudenza federale, della legislazione statale e del dibattito dottrinale in tema di students speech rights.
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