In questo saggio si è voluto mostrare come esistano approcci valutativi che si focalizzano sui temi dell’equità, della giustizia sociale e della partecipazione attiva dei cittadini. Tali approcci si ripropongono di valutare le politiche pubbliche, e in particolare le politiche sociali, sulla base di tali criteri. Non si tratta di proporre una visione “militante” della valutazione, ma di pensare che essa non è solo una procedura burocratica o una metodologia tecnico-scientifica neutra, ma deve essere un’istituzione sociale importante per realizzare l’obiettivo di una democrazia deliberativa (House, Howe, 2007) Per fare questo essa deve essere inclusiva, coinvolgendo nel processo valutativo tutti coloro che hanno un interesse legittimo e rilevante nelle decisioni che verranno prese anche in seguito alla valutazione. Il valutatore deve perciò disegnare le valutazioni non presupponendo, in modo formalistico, che tutti gli interessi siano uguali, ma essendo consapevole delle differenze di potere. Una valutazione inclusiva, pertanto, dovrà dare più spazio proprio a quegli interessi che hanno maggiore probabilità di essere esclusi dalla discussione pubblica e che esprimono bisogni più radicali e basilari. Per essere realmente deliberativa, cioè per supportare un processo cognitivo e decisionale basato su principi ed evidenze, la valutazione non può dare per acquisti gli interessi e le informazioni degli individui come vorrebbe il modello del consumatore. Ma dovrà impegnarsi affinché i partecipanti coinvolti nella valutazione, sulla base di un riconoscimento reciproco e di un potere tendenzialmente uguale nell’ambito del processo valutativo, possano giungere a delle decisioni condivise sui fini comuni di una politica.

Diritti di cittadinanza e valutazione delle politiche sociali

MORO, Giuseppe
2015-01-01

Abstract

In questo saggio si è voluto mostrare come esistano approcci valutativi che si focalizzano sui temi dell’equità, della giustizia sociale e della partecipazione attiva dei cittadini. Tali approcci si ripropongono di valutare le politiche pubbliche, e in particolare le politiche sociali, sulla base di tali criteri. Non si tratta di proporre una visione “militante” della valutazione, ma di pensare che essa non è solo una procedura burocratica o una metodologia tecnico-scientifica neutra, ma deve essere un’istituzione sociale importante per realizzare l’obiettivo di una democrazia deliberativa (House, Howe, 2007) Per fare questo essa deve essere inclusiva, coinvolgendo nel processo valutativo tutti coloro che hanno un interesse legittimo e rilevante nelle decisioni che verranno prese anche in seguito alla valutazione. Il valutatore deve perciò disegnare le valutazioni non presupponendo, in modo formalistico, che tutti gli interessi siano uguali, ma essendo consapevole delle differenze di potere. Una valutazione inclusiva, pertanto, dovrà dare più spazio proprio a quegli interessi che hanno maggiore probabilità di essere esclusi dalla discussione pubblica e che esprimono bisogni più radicali e basilari. Per essere realmente deliberativa, cioè per supportare un processo cognitivo e decisionale basato su principi ed evidenze, la valutazione non può dare per acquisti gli interessi e le informazioni degli individui come vorrebbe il modello del consumatore. Ma dovrà impegnarsi affinché i partecipanti coinvolti nella valutazione, sulla base di un riconoscimento reciproco e di un potere tendenzialmente uguale nell’ambito del processo valutativo, possano giungere a delle decisioni condivise sui fini comuni di una politica.
2015
978-88-917-1171-7
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