Anfora rinvenuta all’interno di una «foggia», ricostruito integralmente e composto da 4 frammenti. Nel punto di saldatura tra spalla e corpo è poco percettibile la fascia “rotellata” continua, tipica di queste produzioni e probabilmente riconducibile all’impressione realizzata, con «a girdle of sticks» (“una cintura di bastoni”), prima della fase di essicazione del contenitore. Nella fase finale della lavorazione è stata prevista una ingobbiatura chiara (giallo) della superficie rispetto all’impasto rosato e depurato; è opaca e distribuita in maniera omogenea ma poco aderente con evidenti lacune. Tracce di colorazione diversificata rimanderebbero all’impilaggio in fornace, a quando l’esemplare è stato accostato ad altri contenitori che hanno evidentemente impedito una cottura uniforme delle superfici del corpo. La presenza di grumi di argilla non stesa, segni di avvitamento del tornio evidenti anch’essi sul corpo fino al puntale, lisciature poste alla base delle anse, che interessano parzialmente anche la spalla, solchi paralleli per l’uso di spatole nei punti di saldatura tra corpo e spalla e strisciate verticali involontarie sono tutte tracce che rimandano alle fasi di realizzazione del contenitore così come il solco orizzontale, evidente a cm 26,5 dal piano ideale su cui poggerebbe il puntale, è interpretabile come traccia negativa della struttura utilizzata per la fase di assembramento delle varie parti che componevano l’anfora; questa traccia non va disgiunta dai solchi verticali che si sviluppano verso il basso proprio a partire dal solco orizzontale e che, anche in questo caso, documenterebbero i ripetuti movimenti di inserimento ed estrapolazione del manufatto dalla stessa struttura per gli stessi scopi. Su una delle due anse, in corrispondenza della porzione inferiore, è presente un bollo realizzato ante cocturam. Si tratta di un cartiglio triangolare con la presenza di una lettera greca maiuscola a rilievo: omicron, ipoteticamente interpretabile come abbreviazione del nome del fabbricante. Sulla parte mediana del solco della modanatura dell’orlo è invece leggibile un altro segno epigrafico, anch’esso realizzato prima della cottura dell’anfora e anche in questo caso potrebbe trattarsi di una lettera maiuscola greca, un tau. Risulta essere di difficile interpretazione, forse legato alla produzione e al fabbricante o probabilmente alla capacità o al prezzo. Diversi sono i centri produttivi individuati che rimandano a produzioni corinzio-corciresi e a quelli dislocati lungo la sponda adriatica albanese e croata. Quest’anfora era destinata al trasporto del vino così come dimostrano le labili tracce di impeciatura presenti internamente sulla superficie del collo e maggiormente concentrate sul fondo.

40. Anfora Corinzia Corcirese B’

Giacomo Disantarosa
Conceptualization
2022-01-01

Abstract

Anfora rinvenuta all’interno di una «foggia», ricostruito integralmente e composto da 4 frammenti. Nel punto di saldatura tra spalla e corpo è poco percettibile la fascia “rotellata” continua, tipica di queste produzioni e probabilmente riconducibile all’impressione realizzata, con «a girdle of sticks» (“una cintura di bastoni”), prima della fase di essicazione del contenitore. Nella fase finale della lavorazione è stata prevista una ingobbiatura chiara (giallo) della superficie rispetto all’impasto rosato e depurato; è opaca e distribuita in maniera omogenea ma poco aderente con evidenti lacune. Tracce di colorazione diversificata rimanderebbero all’impilaggio in fornace, a quando l’esemplare è stato accostato ad altri contenitori che hanno evidentemente impedito una cottura uniforme delle superfici del corpo. La presenza di grumi di argilla non stesa, segni di avvitamento del tornio evidenti anch’essi sul corpo fino al puntale, lisciature poste alla base delle anse, che interessano parzialmente anche la spalla, solchi paralleli per l’uso di spatole nei punti di saldatura tra corpo e spalla e strisciate verticali involontarie sono tutte tracce che rimandano alle fasi di realizzazione del contenitore così come il solco orizzontale, evidente a cm 26,5 dal piano ideale su cui poggerebbe il puntale, è interpretabile come traccia negativa della struttura utilizzata per la fase di assembramento delle varie parti che componevano l’anfora; questa traccia non va disgiunta dai solchi verticali che si sviluppano verso il basso proprio a partire dal solco orizzontale e che, anche in questo caso, documenterebbero i ripetuti movimenti di inserimento ed estrapolazione del manufatto dalla stessa struttura per gli stessi scopi. Su una delle due anse, in corrispondenza della porzione inferiore, è presente un bollo realizzato ante cocturam. Si tratta di un cartiglio triangolare con la presenza di una lettera greca maiuscola a rilievo: omicron, ipoteticamente interpretabile come abbreviazione del nome del fabbricante. Sulla parte mediana del solco della modanatura dell’orlo è invece leggibile un altro segno epigrafico, anch’esso realizzato prima della cottura dell’anfora e anche in questo caso potrebbe trattarsi di una lettera maiuscola greca, un tau. Risulta essere di difficile interpretazione, forse legato alla produzione e al fabbricante o probabilmente alla capacità o al prezzo. Diversi sono i centri produttivi individuati che rimandano a produzioni corinzio-corciresi e a quelli dislocati lungo la sponda adriatica albanese e croata. Quest’anfora era destinata al trasporto del vino così come dimostrano le labili tracce di impeciatura presenti internamente sulla superficie del collo e maggiormente concentrate sul fondo.
2022
978-88-7228-958-7
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