Anfora rinvenuta in maniera frammentaria. Un’iscrizione dipinta in colore bruno appare sulla porzione superiore della spalla in corrispondenza di un lato del contenitore, realizzata su due righe. La scrittura con lettere greche maiuscole a contrasto modulare è stata «tracciata in maniera chiara, nonostante la forma ripida e tesa dell’anfora in quel punto». Tre lettere sono segnate sul rigo superiore: un omicron, un rho e un teta che potrebbero indicare abbreviazioni di tre parole, numeri che rimanderebbero ad una misura di capacità, prezzo del vino o interpretabili come abbreviazione di un’unica parola: ορθ al posto di ὄρθιος / ὀρθός riferito all’anfora e cioè “diritto”, “alto”, “non capovolgere”; non è esclusa anche l’abbreviazione dell’avverbio ὀρθῶς cioè “bene”, “rettamente”. A destra di queste lettere era visibile la lettera chi maiuscola che potrebbe indicare l’isola di provenienza del vino, Χῖος , oppure indicare il suo contenitore, Χῖον, “di Chio”. Sul rigo sottostante appare l’indicazione della magistratura e il nome: ἔϕορος Ἀριστοόδαμος, “eforo Aristodamo”, espressa nel dialetto dorico parlato a Taranto e nella madrepatria Sparta, che forniscono una indicazione cronologica. Analisi al DNA su esemplari di anfore chiote della stessa tipologia (relitto di Oinousses, Chios), senza trattamento con pece, hanno fatto ipotizzare che alcuni esemplari potessero essere utilizzati per prodotti a base di olive, molto probabilmente olio d’oliva aromatizzato con origano e altre erbe.
39. Anfora Chiota
Giacomo Disantarosa
Conceptualization
2022-01-01
Abstract
Anfora rinvenuta in maniera frammentaria. Un’iscrizione dipinta in colore bruno appare sulla porzione superiore della spalla in corrispondenza di un lato del contenitore, realizzata su due righe. La scrittura con lettere greche maiuscole a contrasto modulare è stata «tracciata in maniera chiara, nonostante la forma ripida e tesa dell’anfora in quel punto». Tre lettere sono segnate sul rigo superiore: un omicron, un rho e un teta che potrebbero indicare abbreviazioni di tre parole, numeri che rimanderebbero ad una misura di capacità, prezzo del vino o interpretabili come abbreviazione di un’unica parola: ορθ al posto di ὄρθιος / ὀρθός riferito all’anfora e cioè “diritto”, “alto”, “non capovolgere”; non è esclusa anche l’abbreviazione dell’avverbio ὀρθῶς cioè “bene”, “rettamente”. A destra di queste lettere era visibile la lettera chi maiuscola che potrebbe indicare l’isola di provenienza del vino, Χῖος , oppure indicare il suo contenitore, Χῖον, “di Chio”. Sul rigo sottostante appare l’indicazione della magistratura e il nome: ἔϕορος Ἀριστοόδαμος, “eforo Aristodamo”, espressa nel dialetto dorico parlato a Taranto e nella madrepatria Sparta, che forniscono una indicazione cronologica. Analisi al DNA su esemplari di anfore chiote della stessa tipologia (relitto di Oinousses, Chios), senza trattamento con pece, hanno fatto ipotizzare che alcuni esemplari potessero essere utilizzati per prodotti a base di olive, molto probabilmente olio d’oliva aromatizzato con origano e altre erbe.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.