Senz’ombra di dubbio, alla manifestazione “La Notte della Taranta”, nata nel 1998 a Melpignano e il cui “Concertone” di fine agosto ha superato le 200.000 presenze, va riconosciuto il merito di aver ricostruito “un’identità collettiva sbiadita avviando un processo di riappropriazione della tradizione intorno al ballo della pizzica, all’uso del tamburello e al fenomeno del Tarantismo, fino alla fine degli anni Novanta solo oggetto di studi etnomusicologici”(Attanasi – Giordano, 2011) 2 , dando visibilità al racconto di un mondo rurale ricco di pratiche magiche e momenti ludici. Dopo aver evidenziato l’effetto del moltiplicatore turistico generato da tale “grande evento”, il presente contributo è dedicato al meno conosciuto, ma altrettanto ampio e variegato patrimonio dei canti di lavoro e di lotta degli anni Cinquanta, legati ai movimenti contadini nella Terra d’Arneo e allo sfruttamento delle “tabacchine”. In particolare, si intendono individuare possibili forme di recupero e riproposizione di tale repertorio musicale “resistente” e dell’autenticità dei borghi rurali salentini, proponendo nuove pratiche di viaggio immersive, destagionalizzate e rispettose dei valori identitari e degli equilibri ecosistemici locali.
Caru patrunu meu sa fatta notte. I canti ‘resistenti’ della tradizione popolare salentina come attrattore turistico esperienziale
Francesca Rinella
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2020-01-01
Abstract
Senz’ombra di dubbio, alla manifestazione “La Notte della Taranta”, nata nel 1998 a Melpignano e il cui “Concertone” di fine agosto ha superato le 200.000 presenze, va riconosciuto il merito di aver ricostruito “un’identità collettiva sbiadita avviando un processo di riappropriazione della tradizione intorno al ballo della pizzica, all’uso del tamburello e al fenomeno del Tarantismo, fino alla fine degli anni Novanta solo oggetto di studi etnomusicologici”(Attanasi – Giordano, 2011) 2 , dando visibilità al racconto di un mondo rurale ricco di pratiche magiche e momenti ludici. Dopo aver evidenziato l’effetto del moltiplicatore turistico generato da tale “grande evento”, il presente contributo è dedicato al meno conosciuto, ma altrettanto ampio e variegato patrimonio dei canti di lavoro e di lotta degli anni Cinquanta, legati ai movimenti contadini nella Terra d’Arneo e allo sfruttamento delle “tabacchine”. In particolare, si intendono individuare possibili forme di recupero e riproposizione di tale repertorio musicale “resistente” e dell’autenticità dei borghi rurali salentini, proponendo nuove pratiche di viaggio immersive, destagionalizzate e rispettose dei valori identitari e degli equilibri ecosistemici locali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.