L’Italia del secondo dopoguerra, l’Italia repubblicana e antifascista, nel dibattito costituente pone le basi per la vita democratica futura riaffermando il valore assoluto e ineludibile della “libertà” e approdando al divieto costituzionale di “riorganizzazione del disciolto partito fascista” (XII disp. trans. fin.) A darne attuazione interverrà la “legge Scelba” (legge 20 giugno 1952, n. 645), che, tra l’altro, prevede i reati di uso dei simboli fascisti e apologia del fascismo. Sono incriminazioni legate al fascismo storico che solo in questa chiave trovano un punto di equilibrio con la garanzia dell’art. 21 della Costituzione (mentre altre incriminazioni del codice possono essere applicate per contrastare le manifestazioni più virulente del neofascismo). La repressione penale, ovviamente, non è sufficiente. Il pericolo di forme perenni di fascismo richiede un’educazione antifascista che, facendo propria la lezione di intellettuali impegnati e più o meno organici, sappia ispirarsi ai principi fondamentali della Carta Costituzionale e, quindi, che miri alla consapevolezza della libertà, al godimento dei diritti e dei rispettivi doveri, all’uguaglianza, alla solidarietà, alla pace.
L’EDUCAZIONE ALL’ANTIFASCISMO. LA LEZIONE DEI PADRI COSTITUENTI
perchinunno
2022-01-01
Abstract
L’Italia del secondo dopoguerra, l’Italia repubblicana e antifascista, nel dibattito costituente pone le basi per la vita democratica futura riaffermando il valore assoluto e ineludibile della “libertà” e approdando al divieto costituzionale di “riorganizzazione del disciolto partito fascista” (XII disp. trans. fin.) A darne attuazione interverrà la “legge Scelba” (legge 20 giugno 1952, n. 645), che, tra l’altro, prevede i reati di uso dei simboli fascisti e apologia del fascismo. Sono incriminazioni legate al fascismo storico che solo in questa chiave trovano un punto di equilibrio con la garanzia dell’art. 21 della Costituzione (mentre altre incriminazioni del codice possono essere applicate per contrastare le manifestazioni più virulente del neofascismo). La repressione penale, ovviamente, non è sufficiente. Il pericolo di forme perenni di fascismo richiede un’educazione antifascista che, facendo propria la lezione di intellettuali impegnati e più o meno organici, sappia ispirarsi ai principi fondamentali della Carta Costituzionale e, quindi, che miri alla consapevolezza della libertà, al godimento dei diritti e dei rispettivi doveri, all’uguaglianza, alla solidarietà, alla pace.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.