Nell’ambito delle iniziative previste nell’edizione 2013 del programma Restituzioni. Tesori d’arte restaurati, promosso da Intesa Sanpaolo, sono stati sottoposti a restauro presso il Laboratorio di Conservazione e Restauro del Museo Archeologico Nazionale di Napoli due vasi apuli a figure rosse, il cratere detto “dell’Amazzonomachia” (inv. 81667), attribuito al Pittore di Dario (330 a.C. ca.), e una loutrophoros con il mito di Niobe (inv. 82267), attribuita al Pittore di Varrese (350-340 a.C. ca.). Entrambi provenienti da Ruvo di Puglia, il primo fu venduto dai collezionisti napoletani Antonio Pizzati e Giovanni Antonio Lamberti nel 1835, mentre il secondo fu acquistato nel 1838 tra gli oggetti antichi di proprietà di Michele Ficco e Vincenzo Cervone. L’intervento di restauro è stato quindi l’occasione2, attraverso la contestuale applicazione di Nametodologie archeometriche, sia per lo studio di dettaglio delle parti non originali, in particolare una delle anse del cratere e il collo della loutrophoros, in grado quindi di fornire indicazioni sulle tecniche di restauro ottocentesche, sia per l’acquisizione di dati composizionali e tecnologici sui due vasi, da confrontare con le ricerche condotte dagli scriventi sulle produzioni apule a figure rosse.
Archeometria di due restauri in Savoir-faire antichi e moderni: tra Ruvo di Puglia e Napoli
A. Mangone;R. Laviano;L. Giannossa;I. Muntoni
2020-01-01
Abstract
Nell’ambito delle iniziative previste nell’edizione 2013 del programma Restituzioni. Tesori d’arte restaurati, promosso da Intesa Sanpaolo, sono stati sottoposti a restauro presso il Laboratorio di Conservazione e Restauro del Museo Archeologico Nazionale di Napoli due vasi apuli a figure rosse, il cratere detto “dell’Amazzonomachia” (inv. 81667), attribuito al Pittore di Dario (330 a.C. ca.), e una loutrophoros con il mito di Niobe (inv. 82267), attribuita al Pittore di Varrese (350-340 a.C. ca.). Entrambi provenienti da Ruvo di Puglia, il primo fu venduto dai collezionisti napoletani Antonio Pizzati e Giovanni Antonio Lamberti nel 1835, mentre il secondo fu acquistato nel 1838 tra gli oggetti antichi di proprietà di Michele Ficco e Vincenzo Cervone. L’intervento di restauro è stato quindi l’occasione2, attraverso la contestuale applicazione di Nametodologie archeometriche, sia per lo studio di dettaglio delle parti non originali, in particolare una delle anse del cratere e il collo della loutrophoros, in grado quindi di fornire indicazioni sulle tecniche di restauro ottocentesche, sia per l’acquisizione di dati composizionali e tecnologici sui due vasi, da confrontare con le ricerche condotte dagli scriventi sulle produzioni apule a figure rosse.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.