Nel 2021 ricorreva il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nel settembre del 1321. Tra le molteplici iniziative, una ha certamente catturato l’attenzione (anche) dei giuristi. Si tratta del Convegno tenutosi a Firenze il 21 maggio 2021, sul tema “Dante colpevole o innocente?”, i cui atti sono raccolti nel volume in oggetto. Giuristi, linguisti e storici hanno discusso della giustizia delle condanne inflitte al Sommo Poeta, rispettivamente nel 1302 e nel 1315. Questi, guelfo bianco, fu infatti condannato per baratteria (e per una serie di altre infamanti accuse) dal Podestà fiorentino Cante dei Gabrielli di Gubbio, guelfo nero. Considerato lo spirito dei tempi, sorge il fondato sospetto che si sia trattato di condanne “politiche”, espressive di un uso distorto della giurisdizione, asservita a strumento per realizzare un brutale spoil system (ante litteram). D’altronde, non sarebbe la prima (né l’ultima) volta: da Socrate a Giovanna D’Arco, passando per Bruno e Campanella, la storia si ripete.

A. TRAVERSI (A CURA DI), DANTE COLPEVOLE O INNOCENTE? LA “REVISIONE” DEL PROCESSO 700 ANNI DOPO, MILANO, GIUFFRÈ FRANCIS LEFEBVRE, 2021, PP. XI-249

Colamussi, Marilena
2022-01-01

Abstract

Nel 2021 ricorreva il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nel settembre del 1321. Tra le molteplici iniziative, una ha certamente catturato l’attenzione (anche) dei giuristi. Si tratta del Convegno tenutosi a Firenze il 21 maggio 2021, sul tema “Dante colpevole o innocente?”, i cui atti sono raccolti nel volume in oggetto. Giuristi, linguisti e storici hanno discusso della giustizia delle condanne inflitte al Sommo Poeta, rispettivamente nel 1302 e nel 1315. Questi, guelfo bianco, fu infatti condannato per baratteria (e per una serie di altre infamanti accuse) dal Podestà fiorentino Cante dei Gabrielli di Gubbio, guelfo nero. Considerato lo spirito dei tempi, sorge il fondato sospetto che si sia trattato di condanne “politiche”, espressive di un uso distorto della giurisdizione, asservita a strumento per realizzare un brutale spoil system (ante litteram). D’altronde, non sarebbe la prima (né l’ultima) volta: da Socrate a Giovanna D’Arco, passando per Bruno e Campanella, la storia si ripete.
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