L’edizione della Divina Comedia curata nel 1555 da Ludovico Dolce per i tipi del tipografo veneziano Gabriele Giolito è caratterizzata da un sobrio apparato paratestuale, che prevede annotazione dei nomi considerati notevoli (personaggi, gruppi di dannati, luoghi, peccati, ecc.), sintetici appunti di commento al testo, osservazioni filologiche sulle lezioni adottate e glosse lessicali. Queste ultime sono raccolte nella Tavola de’ vocaboli piú oscuri usati da Dante, un vero e proprio glossario dantesco. Il presente contributo descrive brevemente le tipologie di spositione della Tavola e ne indaga le fonti, con particolare attenzione ai prelievi dal commento di Alessandro Vellutello (1544), al fine di ricostruire il modus operandi di Dolce nell’allestimento del paratesto della sua edizione.
The ‘Divina Comedia’ edited in 1555 by Ludovico Dolce and published by the Venitian printmaker Gabriele Giolito is characterised by a measured paratextual apparatus, consisting of a table of names considered relevant (characters, groups of damned souls, places, sins, etc.); synthetic annotations to the text; philological observations on the readings adopted; and lexical glosses. These latter are listed in the ‘Tavola de’ vocaboli piú oscuri usati da Dante’ [Table of the most unclear words used by Dante], which is an outright Dante glossary. This paper briefly outlines the typologies of ‘spositione’ [exposition] of the ‘Tavola’, by examining its sources, with a special attention to the loanwords from the commentary of Alessandro Vellutello (1544), so to trace back Dolce’s ‘modus operandi’ in building the paratext of his edition.
Nell’officina di Ludovico Dolce: la tavola de’ vocaboli più oscuri usati da Dante nell’edizione della Divina Comedia (1555)
Zarra Giuseppe
2016-01-01
Abstract
L’edizione della Divina Comedia curata nel 1555 da Ludovico Dolce per i tipi del tipografo veneziano Gabriele Giolito è caratterizzata da un sobrio apparato paratestuale, che prevede annotazione dei nomi considerati notevoli (personaggi, gruppi di dannati, luoghi, peccati, ecc.), sintetici appunti di commento al testo, osservazioni filologiche sulle lezioni adottate e glosse lessicali. Queste ultime sono raccolte nella Tavola de’ vocaboli piú oscuri usati da Dante, un vero e proprio glossario dantesco. Il presente contributo descrive brevemente le tipologie di spositione della Tavola e ne indaga le fonti, con particolare attenzione ai prelievi dal commento di Alessandro Vellutello (1544), al fine di ricostruire il modus operandi di Dolce nell’allestimento del paratesto della sua edizione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.