Opera prima di Rita Monaldi e Francesco Sorti, il romanzo Imprimatur (2002) si può iscrivere in un cono d’ombra, oggi sempre più esteso e sfumato, al confine con la letteratura: presenta le peculiarità di un genere ibrido tra romanzo storico (i fatti sono ambientati a Roma nel 1683), giallo (i protagonisti indagano su un omicidio) e letteratura complottista (l’insistenza sul presunto coinvolgimento di Innocenzo XI nell’ascesa della casata d’Orange al trono d’Inghilterra). Al fine di contribuire all’indagine sull’invenzione linguistica in testi privi di uno statuto pienamente letterario, l’articolo analizza l’idioletto del personaggio Ugonio, fedele aiutante dei protagonisti e appartenente al gruppo dei corpisantari, cacciatori di reliquie nei sotterranei di Roma: si sondano le possibili fonti dirette dell’eloquio di Ugonio – ad esempio, la lingua di Salvatore, personaggio de Il nome della rosa – e si esamina dettagliatamente il lessico, in cui compare la maggior parte degli aspetti idiosincratici, cioè malapropismi, ipercorrettismi e neologismi ottenuti per derivazione e composizione. La lingua di Ugonio si rivela solo apparentemente criptica, obbedisce all’invenzione linguistica secondaria e non richiede particolare sforzo ermeneutico al lettore.
Il gioco linguistico nel romanzo di consumo: i geroglifici verbali di Ugonio nel romanzo Imprimatur
Zarra Giuseppe
2014-01-01
Abstract
Opera prima di Rita Monaldi e Francesco Sorti, il romanzo Imprimatur (2002) si può iscrivere in un cono d’ombra, oggi sempre più esteso e sfumato, al confine con la letteratura: presenta le peculiarità di un genere ibrido tra romanzo storico (i fatti sono ambientati a Roma nel 1683), giallo (i protagonisti indagano su un omicidio) e letteratura complottista (l’insistenza sul presunto coinvolgimento di Innocenzo XI nell’ascesa della casata d’Orange al trono d’Inghilterra). Al fine di contribuire all’indagine sull’invenzione linguistica in testi privi di uno statuto pienamente letterario, l’articolo analizza l’idioletto del personaggio Ugonio, fedele aiutante dei protagonisti e appartenente al gruppo dei corpisantari, cacciatori di reliquie nei sotterranei di Roma: si sondano le possibili fonti dirette dell’eloquio di Ugonio – ad esempio, la lingua di Salvatore, personaggio de Il nome della rosa – e si esamina dettagliatamente il lessico, in cui compare la maggior parte degli aspetti idiosincratici, cioè malapropismi, ipercorrettismi e neologismi ottenuti per derivazione e composizione. La lingua di Ugonio si rivela solo apparentemente criptica, obbedisce all’invenzione linguistica secondaria e non richiede particolare sforzo ermeneutico al lettore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.