L’intento di questo contributo è quello di inquadrare il lavoro artistico di Cecilia Mangini entro un contesto più ampio rispetto al ventennio del boom economico, in cui la sua figura di regista donna solo con fatica è riuscita ad emergere dai sodalizi creativi che caratterizzavano lo stile produttivo del tempo. Pur considerata una pioniera capace di garantire originali spazi di visibilità al femminile, è stata relegata ai margini della storia del cinema sperimentale mentre il suo lavoro è stato spesso valutato all’ombra delle importanti collaborazioni con registi uomini più autorevolmente riconosciuti. Solo recentemente, attraverso una interessante operazione di recupero della sua produzione dispersa, si è provato a valorizzare le originali forme espressive che hanno caratterizzato il suo cinema sperimentale, ma anche a restituirle una autonomia autoriale che le garantisse uno statuto di indipendenza e autodeterminazione. E’ assai interessante come questo processo di rivalutazione, cui lei stessa ha partecipato attraverso una lucida campagna di autopromozione, sia iniziato con il nuovo millennio, vedendola, ottantenne, protagonista di una formidabile primavera di successi e rinnovati stimoli creativi.
Autonomia autoriale e riconoscibilità pubblica di una documentarista ritrovata: Cecilia Mangini oltre Lino del Frà
Saponari Angela Bianca
2020-01-01
Abstract
L’intento di questo contributo è quello di inquadrare il lavoro artistico di Cecilia Mangini entro un contesto più ampio rispetto al ventennio del boom economico, in cui la sua figura di regista donna solo con fatica è riuscita ad emergere dai sodalizi creativi che caratterizzavano lo stile produttivo del tempo. Pur considerata una pioniera capace di garantire originali spazi di visibilità al femminile, è stata relegata ai margini della storia del cinema sperimentale mentre il suo lavoro è stato spesso valutato all’ombra delle importanti collaborazioni con registi uomini più autorevolmente riconosciuti. Solo recentemente, attraverso una interessante operazione di recupero della sua produzione dispersa, si è provato a valorizzare le originali forme espressive che hanno caratterizzato il suo cinema sperimentale, ma anche a restituirle una autonomia autoriale che le garantisse uno statuto di indipendenza e autodeterminazione. E’ assai interessante come questo processo di rivalutazione, cui lei stessa ha partecipato attraverso una lucida campagna di autopromozione, sia iniziato con il nuovo millennio, vedendola, ottantenne, protagonista di una formidabile primavera di successi e rinnovati stimoli creativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.