Il contributo ha inteso verificare, attraverso la lettura delle carte conservate presso l’Archivio Privato dell’atleta, giornalista sportivo e dirigente sportivo provinciale e nazionale molfettese Giosuè Poli (1903-1969), quali rapporti emersero tra le istituzioni sportive – in primis il Coni e le Federazioni da questo dipendenti – e la stampa italiana, ritenuta colpevole dal Coni di mitizzare i professionisti dello sport, incoraggiando la gioventù alla pratica delle attività sportive più lucrose a danno di quelle dilettantistiche, nel corso del Convegno «Stampa e Sport», svoltosi a Bari nel 1965, grazie all’interesse del circolo sportivo Panathlon Club di Bari. Particolare importanza è stata attribuita alla querelle intercorsa fra Giosuè Poli, presidente della Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera), e Nicola Oberdan La Forgia, presidente della società Pallacanestro di Bari, generata da una diversa visione del ruolo che il singolo – dirigente, giornalista o praticante attività fisica – avrebbe dovuto ricoprire all’interno di un processo di rinnovamento educativo e morale delle discipline sportive e delle responsabilità attribuite allo Stato e alle sue istituzioni. Le conclusioni espresse al termine del convegno andarono oltre una ri-definizione dei rapporti esistenti fra stampa e istituzioni sportive, dimostrando come, a partire dagli anni Sessanta, la stessa definizione di attività sportiva fosse posta in crisi, perdendo il suo carattere semantico univoco, a favore invece di un’affermazione di un linguaggio giornalistico sportivo interessato più al commento e alla valutazione dell’evento sportivo (in un’ottica aggregante che presuppone la lettura del giornale sportivo come rito sociale), e meno ai contenuti; la stampa poté così affermare una propria specificità mediatica, abbandonando il racconto degli eventi alla tv e riservandosi il ruolo di mantenere e prolungare il dibattito acceso dalle trasmissioni sportive.

Alle origini del dibattito: il convegno “Stampa e Sport” a Bari nel 1965

Domenico Francesco Antonio Elia
2014-01-01

Abstract

Il contributo ha inteso verificare, attraverso la lettura delle carte conservate presso l’Archivio Privato dell’atleta, giornalista sportivo e dirigente sportivo provinciale e nazionale molfettese Giosuè Poli (1903-1969), quali rapporti emersero tra le istituzioni sportive – in primis il Coni e le Federazioni da questo dipendenti – e la stampa italiana, ritenuta colpevole dal Coni di mitizzare i professionisti dello sport, incoraggiando la gioventù alla pratica delle attività sportive più lucrose a danno di quelle dilettantistiche, nel corso del Convegno «Stampa e Sport», svoltosi a Bari nel 1965, grazie all’interesse del circolo sportivo Panathlon Club di Bari. Particolare importanza è stata attribuita alla querelle intercorsa fra Giosuè Poli, presidente della Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera), e Nicola Oberdan La Forgia, presidente della società Pallacanestro di Bari, generata da una diversa visione del ruolo che il singolo – dirigente, giornalista o praticante attività fisica – avrebbe dovuto ricoprire all’interno di un processo di rinnovamento educativo e morale delle discipline sportive e delle responsabilità attribuite allo Stato e alle sue istituzioni. Le conclusioni espresse al termine del convegno andarono oltre una ri-definizione dei rapporti esistenti fra stampa e istituzioni sportive, dimostrando come, a partire dagli anni Sessanta, la stessa definizione di attività sportiva fosse posta in crisi, perdendo il suo carattere semantico univoco, a favore invece di un’affermazione di un linguaggio giornalistico sportivo interessato più al commento e alla valutazione dell’evento sportivo (in un’ottica aggregante che presuppone la lettura del giornale sportivo come rito sociale), e meno ai contenuti; la stampa poté così affermare una propria specificità mediatica, abbandonando il racconto degli eventi alla tv e riservandosi il ruolo di mantenere e prolungare il dibattito acceso dalle trasmissioni sportive.
2014
978-88-6194-253-0
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