Il materiale documentario riferibile al monastero di S. Chiara di Conversano, la cui fondazione appare legata ad una convergenza di interessi dell’illustre casata feudale degli Acquaviva d’Aragona, dell’Università e dei ceti dirigenti cittadini, ha subito nel tempo notevoli dispersioni imputabili all’incuria e alle vicissitudini storiche. Ci vengono in soccorso, da una parte, i protocolli notarili conversanesi, che costituiscono una miniera incomparabile di dati per gli studi di storia sociale, istituzionale, religiosa, economica, territoriale; dall’altra, la documentazione che si conserva nell’Archivio Diocesano di Conversano, che permette di conoscere l’assetto ecclesiastico del territorio e, nel contempo, offre la ‘visione’ di ogni singolo insediamento. Le carte di S. Chiara dell’Archivio Diocesano sono costituite per la maggior parte da documenti di età moderna e da pochi atti risalenti ai secoli precedenti, con una forte prevalenza di scritture di contenuto giuridico (assensi, contratti di locazione, atti di compravendita, atti civili) e, in parte minore, di natura contabile: introiti ed esiti. Nelle scritture clariane pervenuteci, si registra inoltre la quasi totale assenza di ‘fonti interne’, cioè di testimonianze scritte di varia natura quali, ad esempio, dediche di libri, memorie personali, semplici appunti contenenti decisioni, giudizi o riflessioni, provenienti dall’interno della stessa comunità. Questa tipologia di testimonianze, in quanto frutto di elaborazioni individuali ed espressione di un’esigenza di scrittura spontanea, priva della mediazione di notai o ecclesiastici vicini alla comunità, sarebbe stata indubbiamente di estremo interesse per gettare un po’ di luce sulla religiosità, la spiritualità, il modo di pensare e di sentire, il livello culturale, la vita quotidiana delle clarisse. Grazie a un lunghissimo e meticoloso lavoro di ricerca, condotto nei principali archivi, cittadini e non (Archivio Diocesano, Archivio Storico Comunale, Archivio di Stato di Bari e di Napoli, Archivio Segreto Vaticano), e di interpretazione dei documenti superstiti, il saggio restituisce alla città e all’attenzione degli studiosi, la storia delle plurisecolari vicende storiche di questa comunità monastica femminile, dalla sua fondazione nel XVI secolo sino alla sua soppressione nel XIX secolo, irradiando di sprazzi di luce, particolari momenti della vita quotidiana delle monache, la situazione economico-finanziaria dell’ente, la gerarchia interna, le relazioni dentro e fuori le mura, la ritualità dei silenzi, dei gesti e delle parole. Si svelano, così, nomi, “volti”, vicende di donne che, sebbene relegate oltre le grate, hanno con determinazione difeso i propri diritti e la propria dignità, tessendo un’articolata rete di rapporti economici, sociali, ‘politici’. Per secoli gelose custodi del complesso clariano, queste donne monache, per le quali hanno lavorato una schiera di uomini: architetti, pittori, argentieri, organari, muratori, procuratori, notai, avvocati, giudici, mulattieri, ecc., attraverso questo saggio escono, a tratti, dall’ombra di una storia troppo a lungo ritenuta minore.

Il venerabile monistero di donne monache sotto il titolo di S. Chiara di Conversano

Lavarra Caterina
Writing – Review & Editing
;
2021-01-01

Abstract

Il materiale documentario riferibile al monastero di S. Chiara di Conversano, la cui fondazione appare legata ad una convergenza di interessi dell’illustre casata feudale degli Acquaviva d’Aragona, dell’Università e dei ceti dirigenti cittadini, ha subito nel tempo notevoli dispersioni imputabili all’incuria e alle vicissitudini storiche. Ci vengono in soccorso, da una parte, i protocolli notarili conversanesi, che costituiscono una miniera incomparabile di dati per gli studi di storia sociale, istituzionale, religiosa, economica, territoriale; dall’altra, la documentazione che si conserva nell’Archivio Diocesano di Conversano, che permette di conoscere l’assetto ecclesiastico del territorio e, nel contempo, offre la ‘visione’ di ogni singolo insediamento. Le carte di S. Chiara dell’Archivio Diocesano sono costituite per la maggior parte da documenti di età moderna e da pochi atti risalenti ai secoli precedenti, con una forte prevalenza di scritture di contenuto giuridico (assensi, contratti di locazione, atti di compravendita, atti civili) e, in parte minore, di natura contabile: introiti ed esiti. Nelle scritture clariane pervenuteci, si registra inoltre la quasi totale assenza di ‘fonti interne’, cioè di testimonianze scritte di varia natura quali, ad esempio, dediche di libri, memorie personali, semplici appunti contenenti decisioni, giudizi o riflessioni, provenienti dall’interno della stessa comunità. Questa tipologia di testimonianze, in quanto frutto di elaborazioni individuali ed espressione di un’esigenza di scrittura spontanea, priva della mediazione di notai o ecclesiastici vicini alla comunità, sarebbe stata indubbiamente di estremo interesse per gettare un po’ di luce sulla religiosità, la spiritualità, il modo di pensare e di sentire, il livello culturale, la vita quotidiana delle clarisse. Grazie a un lunghissimo e meticoloso lavoro di ricerca, condotto nei principali archivi, cittadini e non (Archivio Diocesano, Archivio Storico Comunale, Archivio di Stato di Bari e di Napoli, Archivio Segreto Vaticano), e di interpretazione dei documenti superstiti, il saggio restituisce alla città e all’attenzione degli studiosi, la storia delle plurisecolari vicende storiche di questa comunità monastica femminile, dalla sua fondazione nel XVI secolo sino alla sua soppressione nel XIX secolo, irradiando di sprazzi di luce, particolari momenti della vita quotidiana delle monache, la situazione economico-finanziaria dell’ente, la gerarchia interna, le relazioni dentro e fuori le mura, la ritualità dei silenzi, dei gesti e delle parole. Si svelano, così, nomi, “volti”, vicende di donne che, sebbene relegate oltre le grate, hanno con determinazione difeso i propri diritti e la propria dignità, tessendo un’articolata rete di rapporti economici, sociali, ‘politici’. Per secoli gelose custodi del complesso clariano, queste donne monache, per le quali hanno lavorato una schiera di uomini: architetti, pittori, argentieri, organari, muratori, procuratori, notai, avvocati, giudici, mulattieri, ecc., attraverso questo saggio escono, a tratti, dall’ombra di una storia troppo a lungo ritenuta minore.
2021
9788867662654
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/377396
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