In una prospettiva che, mettendo a frutto la teoria dei “mercati transizionali del lavoro”, sposti l’attenzione dal «posto» alla «persona», immaginando sistemi di protezione che si faccia carico di prevenire o gestire i rischi direttamente o indirettamente legati al mercato del lavoro, il rischio è quello di individualizzare – o, al contrario, di massimizzare – i livelli di intervento, in una proattiva (co)responsabilizzazione della persona o nell’attribuzione al legislatore (ed alle strutture amministrative del mercato del lavoro) del compito di “facilitare” opportunità, adattabilità e sicurezza, trascurando il coinvolgimento e lo stesso valore assicurato dal sindacato e dalla intermediazione degli interessi. Ad oscurare tale possibile coinvolgimento, specialmente per i sindacati confederali tradizionali, pesano due elementi: la distinzione tra lavoro subordinato e autonomo ai fini della rappresentanza ed il perdurante approccio dell’azione sindacale in termini di insider/outsider. Eppure, basta osservare l’esperienza del sindacato metalmeccanico tedesco IG Metall – altrettanto tradizionale quanto quelli che costituiranno oggetto della ricerca – per disvelare quanto entrambi gli elementi citati non rappresentino un dato a priori ineliminabile: dal 2016, infatti, quell’associazione sperimenta, grazie ad una modifica del proprio statuto, le potenzialità di una diretta affiliazione sindacale dei lavoratori indipendentemente dalla qualificazione giuridica del rapporto e, al contempo, gestisce strumenti innovativi di azione e rivendicazione, come la «contro-piattaforma» FairCrowdWork. Il contributo indaga pertanto i possibili segnali del cambiamento nel sindacato italiano e nelle relazioni industriali, secondo due direttrici: da un lato, le diverse strategie organizzative che tengano conto della molteplicità degli interessi da rappresentare; dall'altro, le proficue intuizioni della contrattazione collettiva, specie a livello decentrato, in termini di rivalutazione di istituti come la formazione o l’organizzazione di lavoro, ma anche di vera e propria innovazione, e che ibridano il profilo regolativo del rapporto con quello della protezione nel mercato.
Il ruolo del sindacato tradizionale nei mercati transizionali del lavoro: le prospettive di cambiamento
Giuseppe Antonio, Recchia
2021-01-01
Abstract
In una prospettiva che, mettendo a frutto la teoria dei “mercati transizionali del lavoro”, sposti l’attenzione dal «posto» alla «persona», immaginando sistemi di protezione che si faccia carico di prevenire o gestire i rischi direttamente o indirettamente legati al mercato del lavoro, il rischio è quello di individualizzare – o, al contrario, di massimizzare – i livelli di intervento, in una proattiva (co)responsabilizzazione della persona o nell’attribuzione al legislatore (ed alle strutture amministrative del mercato del lavoro) del compito di “facilitare” opportunità, adattabilità e sicurezza, trascurando il coinvolgimento e lo stesso valore assicurato dal sindacato e dalla intermediazione degli interessi. Ad oscurare tale possibile coinvolgimento, specialmente per i sindacati confederali tradizionali, pesano due elementi: la distinzione tra lavoro subordinato e autonomo ai fini della rappresentanza ed il perdurante approccio dell’azione sindacale in termini di insider/outsider. Eppure, basta osservare l’esperienza del sindacato metalmeccanico tedesco IG Metall – altrettanto tradizionale quanto quelli che costituiranno oggetto della ricerca – per disvelare quanto entrambi gli elementi citati non rappresentino un dato a priori ineliminabile: dal 2016, infatti, quell’associazione sperimenta, grazie ad una modifica del proprio statuto, le potenzialità di una diretta affiliazione sindacale dei lavoratori indipendentemente dalla qualificazione giuridica del rapporto e, al contempo, gestisce strumenti innovativi di azione e rivendicazione, come la «contro-piattaforma» FairCrowdWork. Il contributo indaga pertanto i possibili segnali del cambiamento nel sindacato italiano e nelle relazioni industriali, secondo due direttrici: da un lato, le diverse strategie organizzative che tengano conto della molteplicità degli interessi da rappresentare; dall'altro, le proficue intuizioni della contrattazione collettiva, specie a livello decentrato, in termini di rivalutazione di istituti come la formazione o l’organizzazione di lavoro, ma anche di vera e propria innovazione, e che ibridano il profilo regolativo del rapporto con quello della protezione nel mercato.File | Dimensione | Formato | |
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