La moltiplicazione dei mediatori di conoscenza e di educazione ha consentito di arricchire la didattica tradizionale di vie di insegnamento-apprendimento differenziate, nel senso di una didattica individualizzata e personalizzata. Tuttavia, mentre si discute sulla utilizzazione didattica delle risorse tecnologiche e la scuola appare consumarne in modo talora indiscriminato e onnivoro, ci si interroga forse ancora poco sugli effetti di una "cultura dell'educazione" che vuole la scuola "alla rincorsa" dell'evoluzione tecnologica, e che intende gli esperti dell'educazione, nonché gli educatori, come meri esecutori di una progettualità formativa rivolta a implementare gli orizzonti fattuali aperti da tale evoluzione. La scuola infatti, a fronte di processi pervasivi di mediatizzazione dell'esperienza che immergono gli studenti in una sorta di paradossale continuum tra realtà oggettiva, realtà aumentata e realtà virtuale, dovrebbe proporsi come ambiente specializzato nella trasmissione e nel rinnovamento del patrimonio di approfondimenti e interpretazioni, teorie e dubbi, contestazioni e proposte su tutto quanto l'attività culturale, scientifica, tecnologica, ha prodotto e produce attorno all'esperienza occidentale della "rappresentazione", ossia attorno ai confini tra realtà, finzione, interpretazione. Il presente contributo si propone di offrire alcuni spunti di riflessione sulla necessità di promuovere, a tutti i livelli dell'impegno pedagogico e didattico, uno sguardo che rivendichi per la teoria e la prassi educativa il compito di coniugare l'ottimizzazione delle risorse tecnologiche messe a disposizione dall'evoluzione tecno-scientifica con l'interpretazione sempre critica e problematica di tale ottimizzazione, per offrire alle nuove generazioni strumenti linguistici e concettuali per la costruzione autonoma e critica di personalità libere e creative.
Insegnare e apprendere nell'era della "mixed reality"
GALLELLI, Rosa
2014-01-01
Abstract
La moltiplicazione dei mediatori di conoscenza e di educazione ha consentito di arricchire la didattica tradizionale di vie di insegnamento-apprendimento differenziate, nel senso di una didattica individualizzata e personalizzata. Tuttavia, mentre si discute sulla utilizzazione didattica delle risorse tecnologiche e la scuola appare consumarne in modo talora indiscriminato e onnivoro, ci si interroga forse ancora poco sugli effetti di una "cultura dell'educazione" che vuole la scuola "alla rincorsa" dell'evoluzione tecnologica, e che intende gli esperti dell'educazione, nonché gli educatori, come meri esecutori di una progettualità formativa rivolta a implementare gli orizzonti fattuali aperti da tale evoluzione. La scuola infatti, a fronte di processi pervasivi di mediatizzazione dell'esperienza che immergono gli studenti in una sorta di paradossale continuum tra realtà oggettiva, realtà aumentata e realtà virtuale, dovrebbe proporsi come ambiente specializzato nella trasmissione e nel rinnovamento del patrimonio di approfondimenti e interpretazioni, teorie e dubbi, contestazioni e proposte su tutto quanto l'attività culturale, scientifica, tecnologica, ha prodotto e produce attorno all'esperienza occidentale della "rappresentazione", ossia attorno ai confini tra realtà, finzione, interpretazione. Il presente contributo si propone di offrire alcuni spunti di riflessione sulla necessità di promuovere, a tutti i livelli dell'impegno pedagogico e didattico, uno sguardo che rivendichi per la teoria e la prassi educativa il compito di coniugare l'ottimizzazione delle risorse tecnologiche messe a disposizione dall'evoluzione tecno-scientifica con l'interpretazione sempre critica e problematica di tale ottimizzazione, per offrire alle nuove generazioni strumenti linguistici e concettuali per la costruzione autonoma e critica di personalità libere e creative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.