Nonostante le iniziative di riforma degli ultimi secoli, la popolazione del Tavoliere di Puglia oggi si concentra in pochi centri abitati, lasciando spopolata la maggior parte della grande pianura. È proprio in queste aree rurali, e nei ruderi abbandonati delle tentate operazioni di bonifica e popolamento, che trovano alloggio, in maniera precaria ed estemporanea, i settemila braccianti stranieri che ogni anno lavorano nei campi della seconda pianura più estesa d’Italia. Attraverso l’analisi di un sistema di fonti atipico, composto soprattutto di immagini satellitari e report delle organizzazioni umanitarie, è possibile svolgere un’indagine archeologica delle tracce materiali di questo modello insediativo che permetta di riconoscerne forme e trasformazioni anche in un lasso di tempo estremamente breve e di ricostruire una realtà non documentata e sfuggente.
Despite the reform initiatives of the last centuries, the population of the Tavoliere di Puglia today is concentrated in a few inhabited centers, leaving most of the great plain depopulated. It is precisely in these rural areas, and in the abandoned ruins of attempted land reclamation, that the seven thousand foreign laborers who work every year in the fields of the second largest plain in Italy find accommodation, in a precarious and impromptu manner. Through the analysis of an atypical system of sources, composed mainly of satellite images and reports from humanitarian organizations, it is possible to carry out an archaeological investigation of the material traces of this settlement model, to recognize its forms and transformations even in an extremely short period of time and to reconstruct an undocumented and elusive reality.
Ai margini della modernità. Archeologia dei ‘ghetti’ nel Tavoliere contemporaneo
giuliano de felice
2021-01-01
Abstract
Nonostante le iniziative di riforma degli ultimi secoli, la popolazione del Tavoliere di Puglia oggi si concentra in pochi centri abitati, lasciando spopolata la maggior parte della grande pianura. È proprio in queste aree rurali, e nei ruderi abbandonati delle tentate operazioni di bonifica e popolamento, che trovano alloggio, in maniera precaria ed estemporanea, i settemila braccianti stranieri che ogni anno lavorano nei campi della seconda pianura più estesa d’Italia. Attraverso l’analisi di un sistema di fonti atipico, composto soprattutto di immagini satellitari e report delle organizzazioni umanitarie, è possibile svolgere un’indagine archeologica delle tracce materiali di questo modello insediativo che permetta di riconoscerne forme e trasformazioni anche in un lasso di tempo estremamente breve e di ricostruire una realtà non documentata e sfuggente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.