Il contributo offre un quadro chiaro sull’immediatezza con cui i settori turismo e cultura sono arrivati sull’orlo del collasso in seguito al lockdown. Infatti, già alla fine di febbraio 2020, la chiusura di tutti i luoghi della cultura e il rinvio a data da destinarsi delle principali iniziative culturali in calendario (tra le altre, le mostre su Raffaello in corso in diverse sedi nazionali), ha provocato una perdita economica stimata attendibilmente per il solo il settore dei musei statali in circa 20 milioni al mese24. Inevitabilmente, insieme al comparto cultura è stato il settore turistico a subire pesantemente la battuta d’arresto, proprio nel momento di consolidamento del percorso di sviluppo costante registrato negli ultimi anni. Al momento dell’inizio del blocco, infatti, gli esperti concordavano sull’ulteriore crescita del settore nei prossimi anni, grazie all’espansione della domanda, alla progressiva diversificazione dell’offerta e a una gestione del tempo libero più versatile esito dei nuovi equilibri tra le dimensioni analogica e digitale delle attività. Tuttavia, nel contempo il lockdown ha anche prodotto nel brevissimo termine un’inevitabile accelerazione nelle relazioni degli utenti con il digitale e la digitalizzazione assolutamente impensabile ancora a febbraio 2020. I feed di quanti erano obbligati a essere temporaneamente immobili sono stati letteralmente invasi da installazioni virtuali di varia tecnologia riproducenti pezzi del patrimonio culturale nazionale, nel tentativo di esportare luoghi, città, paesaggi e comunità dai contesti di riferimento sui loro desktop, generando stimoli di fruizione anche analogica in nuovi possibili viaggiatori fino a quel momento non sufficientemente incuriositi. La pandemia quindi, se da un lato ha generato un crollo del modello tradizionale di turismo, dall'altro ha aperto e spinto verso nuove e diverse modalità di proporre gli "oggetti turistici", creando occasioni anche per i territori e i patrimoni materiali e immateriali, per lungo tempo definiti minori.

Ripensare l'offerta turistica e culturale negli scenari COVID-19. Una sfida aperta

Letizia Carrera
;
Nicola Barbuti
2020-01-01

Abstract

Il contributo offre un quadro chiaro sull’immediatezza con cui i settori turismo e cultura sono arrivati sull’orlo del collasso in seguito al lockdown. Infatti, già alla fine di febbraio 2020, la chiusura di tutti i luoghi della cultura e il rinvio a data da destinarsi delle principali iniziative culturali in calendario (tra le altre, le mostre su Raffaello in corso in diverse sedi nazionali), ha provocato una perdita economica stimata attendibilmente per il solo il settore dei musei statali in circa 20 milioni al mese24. Inevitabilmente, insieme al comparto cultura è stato il settore turistico a subire pesantemente la battuta d’arresto, proprio nel momento di consolidamento del percorso di sviluppo costante registrato negli ultimi anni. Al momento dell’inizio del blocco, infatti, gli esperti concordavano sull’ulteriore crescita del settore nei prossimi anni, grazie all’espansione della domanda, alla progressiva diversificazione dell’offerta e a una gestione del tempo libero più versatile esito dei nuovi equilibri tra le dimensioni analogica e digitale delle attività. Tuttavia, nel contempo il lockdown ha anche prodotto nel brevissimo termine un’inevitabile accelerazione nelle relazioni degli utenti con il digitale e la digitalizzazione assolutamente impensabile ancora a febbraio 2020. I feed di quanti erano obbligati a essere temporaneamente immobili sono stati letteralmente invasi da installazioni virtuali di varia tecnologia riproducenti pezzi del patrimonio culturale nazionale, nel tentativo di esportare luoghi, città, paesaggi e comunità dai contesti di riferimento sui loro desktop, generando stimoli di fruizione anche analogica in nuovi possibili viaggiatori fino a quel momento non sufficientemente incuriositi. La pandemia quindi, se da un lato ha generato un crollo del modello tradizionale di turismo, dall'altro ha aperto e spinto verso nuove e diverse modalità di proporre gli "oggetti turistici", creando occasioni anche per i territori e i patrimoni materiali e immateriali, per lungo tempo definiti minori.
2020
978-2-931089-09-5
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