La pandemia di SARS-CoV-2 ha determinato la deflagrazione delle problematiche e criticità irrisolte connesse con gli scenari della digital transformation. Quotidianamente si sollevano dibattiti sull’impatto del digitale e della digitalizzazione e proclami di creazione del nuovo patrimonio culturale digitale, il digital cultural heritage (DCH). Il topic di un bando Horizon del gennaio 2020 ha chiaramente evidenziato come la digitalizzazione si focalizzi ancora esclusivamente sugli aspetti visuali dei dati, trascurando la cura delle informazioni storiche e culturali che ne rappresentano l’autentica componente culturale. Le presentazioni di recenti progetti digitali realizzati o avviati nel nostro Paese confermano questa constatazione, perseverando nel confondere il valore culturale della creazione digitale con il risultato di offrire agli utenti la visualizzazione online di beni analogici, con investimenti vanificati in una digitalizzazione che, non producendo DCH, di fatto non lascia alcuna traccia di sé. L’articolo analizza le possibili cause di questa confusione dilagante. Assunto di partenza è la constatazione che l’inesistenza di processi di digitalizzazione generativi di DCH dipende dalla carenza di una adeguata formazione. Infatti, a fronte di oltre un trentennio di consolidati studi e ricerche nei diversi settori delle digital humanities, ancora oggi nei settori dell’educazione e dell’alta formazione non si registra pari attenzione alla necessità di creare una cultura consapevole sui processi di digitalizzazione.
La digitalizzazione che non c'è
Barbuti Nicola
Writing – Original Draft Preparation
;De Bari MauroMembro del Collaboration Group
2021-01-01
Abstract
La pandemia di SARS-CoV-2 ha determinato la deflagrazione delle problematiche e criticità irrisolte connesse con gli scenari della digital transformation. Quotidianamente si sollevano dibattiti sull’impatto del digitale e della digitalizzazione e proclami di creazione del nuovo patrimonio culturale digitale, il digital cultural heritage (DCH). Il topic di un bando Horizon del gennaio 2020 ha chiaramente evidenziato come la digitalizzazione si focalizzi ancora esclusivamente sugli aspetti visuali dei dati, trascurando la cura delle informazioni storiche e culturali che ne rappresentano l’autentica componente culturale. Le presentazioni di recenti progetti digitali realizzati o avviati nel nostro Paese confermano questa constatazione, perseverando nel confondere il valore culturale della creazione digitale con il risultato di offrire agli utenti la visualizzazione online di beni analogici, con investimenti vanificati in una digitalizzazione che, non producendo DCH, di fatto non lascia alcuna traccia di sé. L’articolo analizza le possibili cause di questa confusione dilagante. Assunto di partenza è la constatazione che l’inesistenza di processi di digitalizzazione generativi di DCH dipende dalla carenza di una adeguata formazione. Infatti, a fronte di oltre un trentennio di consolidati studi e ricerche nei diversi settori delle digital humanities, ancora oggi nei settori dell’educazione e dell’alta formazione non si registra pari attenzione alla necessità di creare una cultura consapevole sui processi di digitalizzazione.File | Dimensione | Formato | |
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