Se un tempo la scelta di riservare al giudice ordinario le controversie concernenti lo stato e la capacità delle persone (salvo che si tratti della capacità di stare in giudizio), nonché il falso documentale, poteva apparire opportuna, nell’attuale sistema di giustizia amministrativa improntato ai principi del giusto processo, la medesima scelta si espone a notevoli criticità comprensibili alla luce del principio di concentrazione processuale. Detto principio, nei sistemi imperniati sul pluralismo giurisdizionale, riveste un ruolo chiave, garantendo sia la completezza e la pienezza della tutela, sia la ragionevole durata dei giudizi, declinazioni funzionali del giusto processo che si sovrappongono al principio di effettività nella ricostruzione offerta dalla Corte di Giustizia. La concentrazione rappresenta una regola di efficienza del giusto processo che consente una dislocazione dei diversi strumenti di tutela presso un unico plesso giurisdizionale, semplificando e rendendo maggiormente effettiva la protezione giuridica delle situazioni soggettive. Il canone della concentrazione assicura, da un lato, il principio di unicità della tutela, dall’altro, la pari dignità dei giudici nell’esercizio delle loro funzioni. Entrambi tali aspetti necessitano di essere supportati da un complesso di regole idonee a far percepire la decisione come “giusta”: una decisione, in base a una lettura costituzionalmente orientata, in grado di realizzare il fine della giurisdizione. Solo se la struttura è adeguata il processo può realizzare il fine della giurisdizione. In questa logica, sul piano della teoria processuale, la concentrazione può essere declinata come principio sia strutturale che funzionale del giusto processo; sul piano empirico, aver lasciato alla giurisdizione ordinaria le pregiudiziali di capacità e di falso rappresenta una consistente violazione del principio di concentrazione idonea a incidere gravemente sull’effettività della tutela giurisdizionale. Le criticità evidenziate suggeriscono un ripensamento della disciplina riguardante le pregiudiziali civili specifiche, nell’ottica di una riforma finalizzata ad avverare compiutamente la regola della concentrazione dei giudizi.

Cognizione incidentale e cause pregiudiziali

Primerano Giuseppe Andrea
2020-01-01

Abstract

Se un tempo la scelta di riservare al giudice ordinario le controversie concernenti lo stato e la capacità delle persone (salvo che si tratti della capacità di stare in giudizio), nonché il falso documentale, poteva apparire opportuna, nell’attuale sistema di giustizia amministrativa improntato ai principi del giusto processo, la medesima scelta si espone a notevoli criticità comprensibili alla luce del principio di concentrazione processuale. Detto principio, nei sistemi imperniati sul pluralismo giurisdizionale, riveste un ruolo chiave, garantendo sia la completezza e la pienezza della tutela, sia la ragionevole durata dei giudizi, declinazioni funzionali del giusto processo che si sovrappongono al principio di effettività nella ricostruzione offerta dalla Corte di Giustizia. La concentrazione rappresenta una regola di efficienza del giusto processo che consente una dislocazione dei diversi strumenti di tutela presso un unico plesso giurisdizionale, semplificando e rendendo maggiormente effettiva la protezione giuridica delle situazioni soggettive. Il canone della concentrazione assicura, da un lato, il principio di unicità della tutela, dall’altro, la pari dignità dei giudici nell’esercizio delle loro funzioni. Entrambi tali aspetti necessitano di essere supportati da un complesso di regole idonee a far percepire la decisione come “giusta”: una decisione, in base a una lettura costituzionalmente orientata, in grado di realizzare il fine della giurisdizione. Solo se la struttura è adeguata il processo può realizzare il fine della giurisdizione. In questa logica, sul piano della teoria processuale, la concentrazione può essere declinata come principio sia strutturale che funzionale del giusto processo; sul piano empirico, aver lasciato alla giurisdizione ordinaria le pregiudiziali di capacità e di falso rappresenta una consistente violazione del principio di concentrazione idonea a incidere gravemente sull’effettività della tutela giurisdizionale. Le criticità evidenziate suggeriscono un ripensamento della disciplina riguardante le pregiudiziali civili specifiche, nell’ottica di una riforma finalizzata ad avverare compiutamente la regola della concentrazione dei giudizi.
2020
978-88-9391-964-7
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