Negli anni ’60 del secolo scorso, una donna che aveva l’ambizione di lavorare poteva aspirare a essere una segretaria, un’insegnante, forse una bibliotecaria, un’assistente sociale o al massimo un’infermiera. Osando un po’ di più, avrebbe potuto intraprendere professioni “a lei non consone” ed entrare in competizione con i più competenti uomini a patto di lavorare più a lungo, per guadagnare meno. Poi sono arrivati i grandi e abbaglianti computer e con loro un lavoro finalmente adatto alle donne: la programmazione. Programmare era considerato un impiego noioso e ripetitivo, una perdita di tempo per matematici e ingegneri ma, al contrario, una professione adatta alle giovani ragazze che erano state già cooptate per “computare” (a mano!) le complicate equazioni richieste nei calcoli balistici durante la Seconda Guerra Mondiale. Per questa attività, le donne ebbero una naturale propensione poiché programmare richiedeva quelle che per gli stereotipi dell’epoca erano considerate capacità tipicamente “femminili”: pazienza, perseveranza e attenzione ai dettagli.

Le Computer Girls

Carla lucia petrocelli
2021-01-01

Abstract

Negli anni ’60 del secolo scorso, una donna che aveva l’ambizione di lavorare poteva aspirare a essere una segretaria, un’insegnante, forse una bibliotecaria, un’assistente sociale o al massimo un’infermiera. Osando un po’ di più, avrebbe potuto intraprendere professioni “a lei non consone” ed entrare in competizione con i più competenti uomini a patto di lavorare più a lungo, per guadagnare meno. Poi sono arrivati i grandi e abbaglianti computer e con loro un lavoro finalmente adatto alle donne: la programmazione. Programmare era considerato un impiego noioso e ripetitivo, una perdita di tempo per matematici e ingegneri ma, al contrario, una professione adatta alle giovani ragazze che erano state già cooptate per “computare” (a mano!) le complicate equazioni richieste nei calcoli balistici durante la Seconda Guerra Mondiale. Per questa attività, le donne ebbero una naturale propensione poiché programmare richiedeva quelle che per gli stereotipi dell’epoca erano considerate capacità tipicamente “femminili”: pazienza, perseveranza e attenzione ai dettagli.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/366933
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