Il saggio analizza gli obiettivi e i contenuti delle riforme strutturali del mercato del lavoro posti dalla nuova governance economica europea in funzione del sostegno (diretto e indiretto) al perseguimento degli obiettivi di bilancio e degli equilibri macroeconomici. Gli effetti regolativi di questo “ordinamento parallelo”, rispetto a quello ordinario dei Trattati Ue per la realizzazione delle politiche sociali e del lavoro, hanno investito in pieno le riforme italiane del 2012 (Governo Monti) e del 2014-2015 (Governo Renzi), spostando il focus della tutela dei diritti dei lavoratori dal contratto al mercato. In proposito, pur apprezzando le “risposte” a questo cambio di paradigma messe in campo dalle Corti costituzionali portoghese e italiana (sent. n. 70/2015), il saggio afferma la necessità di assumere come parametro normativo della tutela dei diritti dei lavoratori la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e come giudice di riferimento prioritario quello europeo. La tesi è quella della piena e diretta applicabilità della Carta a tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori investiti dalle riforme nazionali del mercato del lavoro e si fonda sul fatto che esse sono «attuazione del diritto dell’Unione», facendo scattare il requisito di applicabilità dell’art. 51.1 della Carta. La sostenibilità sociale delle riforme espresse dalla governance economica europea all’insegna dell’austerity non può essere unicamente affidata alla tutela delle norme e dei giudici nazionali ma deve poter contare sugli anticorpi espressi dallo stesso diritto europeo, proprio con l’ampio ventaglio dei diritti sociali fondamentali proclamati nella Carta

"Riforme strutturali" del mercato del lavoro e diritti fondamentali dei lavoratori nel quadro della nuova governance economica europea.

Chieco Pasquale Roberto
2015-01-01

Abstract

Il saggio analizza gli obiettivi e i contenuti delle riforme strutturali del mercato del lavoro posti dalla nuova governance economica europea in funzione del sostegno (diretto e indiretto) al perseguimento degli obiettivi di bilancio e degli equilibri macroeconomici. Gli effetti regolativi di questo “ordinamento parallelo”, rispetto a quello ordinario dei Trattati Ue per la realizzazione delle politiche sociali e del lavoro, hanno investito in pieno le riforme italiane del 2012 (Governo Monti) e del 2014-2015 (Governo Renzi), spostando il focus della tutela dei diritti dei lavoratori dal contratto al mercato. In proposito, pur apprezzando le “risposte” a questo cambio di paradigma messe in campo dalle Corti costituzionali portoghese e italiana (sent. n. 70/2015), il saggio afferma la necessità di assumere come parametro normativo della tutela dei diritti dei lavoratori la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e come giudice di riferimento prioritario quello europeo. La tesi è quella della piena e diretta applicabilità della Carta a tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori investiti dalle riforme nazionali del mercato del lavoro e si fonda sul fatto che esse sono «attuazione del diritto dell’Unione», facendo scattare il requisito di applicabilità dell’art. 51.1 della Carta. La sostenibilità sociale delle riforme espresse dalla governance economica europea all’insegna dell’austerity non può essere unicamente affidata alla tutela delle norme e dei giudici nazionali ma deve poter contare sugli anticorpi espressi dallo stesso diritto europeo, proprio con l’ampio ventaglio dei diritti sociali fondamentali proclamati nella Carta
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