Il sistema giuridico è sempre più spesso esposto a contaminazioni gestuali e persuasive che provengono dalla grande comunicazione di massa. Rispetto alle epoche precedenti, ove l’antica attenzione alle cause celebri, contenuta in forme più intime, restava percentualmente minore e meno efficace rispetto ai moderni “salotti televisivi”, la scena mediatica ha arricchito il panorama delle possibili soluzioni giuridiche, con una potenzialità distruttiva molto più forte rispetto ad una informazione “a dorso di mulo” delle epoche passate. La forma di questa dimensione giuridico-mediatica ha sembianze diverse, e durate diverse, e tuttavia, anche quando dovesse contenersi in un solo istante, la seduzione mediatica, sprovvista di durata, quella che immagina i singoli eventi sganciati dal legame dell’uno con l’altro, dal prima e dal dopo, quella che abita il breve spazio di un istante, naturalmente cagionevole e inconcludente, in realtà trascina, talvolta, ineluttabilmente l’evoluzione delle cose giuridiche e le trasforma in qualcosa di diverso. L’istante di una comunicazione o di un tweet, o di un post, per piccolo e breve che sia, al pari di un più meditato approfondimento, disvela una forza corrompitrice, una potenza del vano, che oltrepassa il breve e si proietta al futuro; e l’illusione, sorta dal niente e governata dall’apparire, si rende uguale alla realtà, confonde l’irreale con il reale, o peggio ancora il reale con il reale. E, nel frattempo, e per chissà quanto ancora, nulla è più come prima, poichè, strano a dirsi, l’intuizione e l’illusione si trascinano nel tempo e sanno essere straordinariamente seduttivi. E il diritto penale non è più come dovrebbe essere.

La seduzione dell’istante. Illusioni penalistiche al tempo dei media

Muscatiello Vincenzo Bruno
2020-01-01

Abstract

Il sistema giuridico è sempre più spesso esposto a contaminazioni gestuali e persuasive che provengono dalla grande comunicazione di massa. Rispetto alle epoche precedenti, ove l’antica attenzione alle cause celebri, contenuta in forme più intime, restava percentualmente minore e meno efficace rispetto ai moderni “salotti televisivi”, la scena mediatica ha arricchito il panorama delle possibili soluzioni giuridiche, con una potenzialità distruttiva molto più forte rispetto ad una informazione “a dorso di mulo” delle epoche passate. La forma di questa dimensione giuridico-mediatica ha sembianze diverse, e durate diverse, e tuttavia, anche quando dovesse contenersi in un solo istante, la seduzione mediatica, sprovvista di durata, quella che immagina i singoli eventi sganciati dal legame dell’uno con l’altro, dal prima e dal dopo, quella che abita il breve spazio di un istante, naturalmente cagionevole e inconcludente, in realtà trascina, talvolta, ineluttabilmente l’evoluzione delle cose giuridiche e le trasforma in qualcosa di diverso. L’istante di una comunicazione o di un tweet, o di un post, per piccolo e breve che sia, al pari di un più meditato approfondimento, disvela una forza corrompitrice, una potenza del vano, che oltrepassa il breve e si proietta al futuro; e l’illusione, sorta dal niente e governata dall’apparire, si rende uguale alla realtà, confonde l’irreale con il reale, o peggio ancora il reale con il reale. E, nel frattempo, e per chissà quanto ancora, nulla è più come prima, poichè, strano a dirsi, l’intuizione e l’illusione si trascinano nel tempo e sanno essere straordinariamente seduttivi. E il diritto penale non è più come dovrebbe essere.
2020
978-88-6611-930-2
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