La tecnica di analisi spettrochimiche per fluorescenza di raggi X (FRX) permette di ottenere le analisi chimiche, in elementi o in ossidi; tali analisi possono essere espresse come atomi per cento o come atomi in peso per cento. Spesso, per consuetudine, soprattutto nelle analisi di minerali e rocce, le analisi vengono espresse come ossidi, legando stechiometricamente l’ossigeno al catione dosato. La FRX è considerata una tecnica distruttiva perché normalmente il campione deve essere macinato e successivamente trattato con leganti organici o con altri componenti per poterne ottenere un disco su cui effettuare le misure: difficilmente si potrà recuperare il campione originale, una volta ottenuto il provino per le analisi FRX. Cosa importante è che lo stesso provino lo si potrà rianalizzare, con un altro spettrometro FRX o anche con altra strumentazione analitica come ad esempio la microscopia elettronica a scansione, anche a distanza di molti anni, purché esso sia stato ben conservato. Nel seguito saranno descritti i casi in cui è possibile utilizzare questa metodica anche in modo assolutamente non distruttivo. La quantità di campione necessaria per un’analisi chimica mediante FRX varia, a seconda del risultato qualitativo o quantitativo che si voglia ottenere ed a seconda della metodica e della strumentazione utilizzata, da poche decine di milligrammi (circa 40 mg, Acquafredda et al., 2018) fino a circa 12 g. I campioni che si possono analizzare in FRX sono i più disparati, dalle rocce, ai minerali, ai manufatti industriali, ai materiali da costruzione, ai metalli, alle vernici, ecc. In pratica si può analizzare quasi tutto quello che è una sostanza solida ed in molti casi anche sostanze liquide o gelatinose. La preparazione del campione dipenderà dalla metodica analitica che si vorrà utilizzare; in alcune occasioni, come per le analisi non distruttive, il campione potrà essere analizzato senza alcun trattamento preventivo o addirittura senza essere spostato dalla sua sede naturale. Quest’ultima possibilità apre un campo molto vasto di applicazioni, in special modo in ambito forense o dei Beni Culturali, lì dove potrebbe essere necessario analizzare campioni non rimovibili per motivi legali o difficilmente trasportabili perché di grandi dimensioni; stesso discorso vale per la caratterizzazione di oggetti preziosi la cui parziale distruzione diminuirebbe notevolmente il valore dell’oggetto da analizzare. Negli ultimi anni, l’utilizzo di spettrometri FRX portatili, sempre più spesso consente di rilevare la presenza: sul territorio di inquinanti, le cui analisi puntuali potranno essere successivamente confermate da opportuni campionamenti, cui seguiranno più accurate misure in laboratori qualificati al rilascio di certificati di analisi.

Fluorescenza di raggi X

ACQUAFREDDA P.;LAVIANO R.
2019-01-01

Abstract

La tecnica di analisi spettrochimiche per fluorescenza di raggi X (FRX) permette di ottenere le analisi chimiche, in elementi o in ossidi; tali analisi possono essere espresse come atomi per cento o come atomi in peso per cento. Spesso, per consuetudine, soprattutto nelle analisi di minerali e rocce, le analisi vengono espresse come ossidi, legando stechiometricamente l’ossigeno al catione dosato. La FRX è considerata una tecnica distruttiva perché normalmente il campione deve essere macinato e successivamente trattato con leganti organici o con altri componenti per poterne ottenere un disco su cui effettuare le misure: difficilmente si potrà recuperare il campione originale, una volta ottenuto il provino per le analisi FRX. Cosa importante è che lo stesso provino lo si potrà rianalizzare, con un altro spettrometro FRX o anche con altra strumentazione analitica come ad esempio la microscopia elettronica a scansione, anche a distanza di molti anni, purché esso sia stato ben conservato. Nel seguito saranno descritti i casi in cui è possibile utilizzare questa metodica anche in modo assolutamente non distruttivo. La quantità di campione necessaria per un’analisi chimica mediante FRX varia, a seconda del risultato qualitativo o quantitativo che si voglia ottenere ed a seconda della metodica e della strumentazione utilizzata, da poche decine di milligrammi (circa 40 mg, Acquafredda et al., 2018) fino a circa 12 g. I campioni che si possono analizzare in FRX sono i più disparati, dalle rocce, ai minerali, ai manufatti industriali, ai materiali da costruzione, ai metalli, alle vernici, ecc. In pratica si può analizzare quasi tutto quello che è una sostanza solida ed in molti casi anche sostanze liquide o gelatinose. La preparazione del campione dipenderà dalla metodica analitica che si vorrà utilizzare; in alcune occasioni, come per le analisi non distruttive, il campione potrà essere analizzato senza alcun trattamento preventivo o addirittura senza essere spostato dalla sua sede naturale. Quest’ultima possibilità apre un campo molto vasto di applicazioni, in special modo in ambito forense o dei Beni Culturali, lì dove potrebbe essere necessario analizzare campioni non rimovibili per motivi legali o difficilmente trasportabili perché di grandi dimensioni; stesso discorso vale per la caratterizzazione di oggetti preziosi la cui parziale distruzione diminuirebbe notevolmente il valore dell’oggetto da analizzare. Negli ultimi anni, l’utilizzo di spettrometri FRX portatili, sempre più spesso consente di rilevare la presenza: sul territorio di inquinanti, le cui analisi puntuali potranno essere successivamente confermate da opportuni campionamenti, cui seguiranno più accurate misure in laboratori qualificati al rilascio di certificati di analisi.
2019
978-88-255-2235-8
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