La storia di Casale di Altamura è stata per troppo tempo dimenticata. È la storia di centinaia di soldati austro-ungarici (molti della Legione romena) morti nel campo di prigionia durante la Prima Guerra Mondiale. I saggi contenuti in questo volume (in parte sono gli atti del Convegno internazionale tenutosi ad Altamura il 25 novembre 2018 per il centenario della fine della Grande Guerra) hanno un particolare valore scientifico e culturale. Contribuiscono innanzitutto a colmare il vuoto di studi nella storiografia nazionale e internazionale sui luoghi concentrazionari nel Meridione d’Italia. Alcune note storiche del 1996 proprio su Casale di Altamura sono sicuramente tra i primi studi dedicati ai campi di prigionia lontani dai fronti dell’Isonzo e del Piave. C’è, però, anche un significato più ampio. La guerra vista dal Sud, infatti, ne mette ancora più in luce il senso tragico universale. Anche il fante contadino meridionale, come osserva Tommaso Fiore, è un povero «Cristo» sbattuto in trincea per uccidere un nemico che non odiava, in un conflitto di cui neppure capiva il significato.
Casale di Altamura. Una storia dimenticata
A. Incampo
2020-01-01
Abstract
La storia di Casale di Altamura è stata per troppo tempo dimenticata. È la storia di centinaia di soldati austro-ungarici (molti della Legione romena) morti nel campo di prigionia durante la Prima Guerra Mondiale. I saggi contenuti in questo volume (in parte sono gli atti del Convegno internazionale tenutosi ad Altamura il 25 novembre 2018 per il centenario della fine della Grande Guerra) hanno un particolare valore scientifico e culturale. Contribuiscono innanzitutto a colmare il vuoto di studi nella storiografia nazionale e internazionale sui luoghi concentrazionari nel Meridione d’Italia. Alcune note storiche del 1996 proprio su Casale di Altamura sono sicuramente tra i primi studi dedicati ai campi di prigionia lontani dai fronti dell’Isonzo e del Piave. C’è, però, anche un significato più ampio. La guerra vista dal Sud, infatti, ne mette ancora più in luce il senso tragico universale. Anche il fante contadino meridionale, come osserva Tommaso Fiore, è un povero «Cristo» sbattuto in trincea per uccidere un nemico che non odiava, in un conflitto di cui neppure capiva il significato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.