Spazio e aerospazio sono elementi fondamentali e strategici per un paese, dato il grande impulso alla ricerca scientifica, al progresso tecnologico e alle capacità di sviluppo e produzione dell’industria nazionale che possono fornire. Questi due contesti manifestano le loro prime ricadute nell’industria aerospaziale, dunque attraverso la progettazione, produzione, commercializzazione e manutenzione di aeromobili, veicoli spaziali e attrezzature specifiche associate al settore (Biggiero e Samarra, 2010). Nello specifico, l’intera filiera coinvolge coloro che si occupano di R&S, produttori di hardware spaziali (ad esempio veicoli di lancio, satelliti, stazioni di terra), fornitori di prodotti che interagiscono con le reti satellitari (ad esempio apparecchiature di navigazione, telefoni satellitari) e servizi finali (ad esempio servizi di radiodiffusione satellitare o servizi di video diretto a casa) (OECD, 2019). Il fatturato mondiale del settore è stimato in circa 350 miliardi di dollari. Secondo lo studio di Bolatto e Frigero (2014) su dati OCSE e Eurostat, emerge come il Regno Unito produca un terzo del valore aggiunto complessivamente generato dal settore aerospaziale in Europa, pari circa a 31,7 miliardi di euro. A seguire vi sono la Francia, la Germania e l’Italia. In Europa, l’industria aerospaziale è caratterizzata da pochi operatori di grandi dimensioni. Oltre ad essi, i sistemi produttivi nazionali sono ricchi di una pluralità di piccole e medie imprese che completano la filiera. In Italia, le imprese con più di 250 addetti (circa il 7,5% dell’industria) generano circa il 90% del valore aggiunto complessivo. Risultati simili sono ottenuti anche da Regno Unito, Francia e Germania. Considerando i Paesi OCSE, l’aerospazio si conferma una fonte importante di innovazione: è il primo settore per incidenza della Ricerca & Sviluppo sul totale del valore aggiunto dell’economia (18,2%), seguito dal settore dell’elettronica e dell’ottica (17,2%) e dal settore farmaceutico (14,2%).

La filiera aerospaziale: caratteristiche e prospettive per l’Italia e il Mezzogiorno

INTINI, MARIO
2020-01-01

Abstract

Spazio e aerospazio sono elementi fondamentali e strategici per un paese, dato il grande impulso alla ricerca scientifica, al progresso tecnologico e alle capacità di sviluppo e produzione dell’industria nazionale che possono fornire. Questi due contesti manifestano le loro prime ricadute nell’industria aerospaziale, dunque attraverso la progettazione, produzione, commercializzazione e manutenzione di aeromobili, veicoli spaziali e attrezzature specifiche associate al settore (Biggiero e Samarra, 2010). Nello specifico, l’intera filiera coinvolge coloro che si occupano di R&S, produttori di hardware spaziali (ad esempio veicoli di lancio, satelliti, stazioni di terra), fornitori di prodotti che interagiscono con le reti satellitari (ad esempio apparecchiature di navigazione, telefoni satellitari) e servizi finali (ad esempio servizi di radiodiffusione satellitare o servizi di video diretto a casa) (OECD, 2019). Il fatturato mondiale del settore è stimato in circa 350 miliardi di dollari. Secondo lo studio di Bolatto e Frigero (2014) su dati OCSE e Eurostat, emerge come il Regno Unito produca un terzo del valore aggiunto complessivamente generato dal settore aerospaziale in Europa, pari circa a 31,7 miliardi di euro. A seguire vi sono la Francia, la Germania e l’Italia. In Europa, l’industria aerospaziale è caratterizzata da pochi operatori di grandi dimensioni. Oltre ad essi, i sistemi produttivi nazionali sono ricchi di una pluralità di piccole e medie imprese che completano la filiera. In Italia, le imprese con più di 250 addetti (circa il 7,5% dell’industria) generano circa il 90% del valore aggiunto complessivo. Risultati simili sono ottenuti anche da Regno Unito, Francia e Germania. Considerando i Paesi OCSE, l’aerospazio si conferma una fonte importante di innovazione: è il primo settore per incidenza della Ricerca & Sviluppo sul totale del valore aggiunto dell’economia (18,2%), seguito dal settore dell’elettronica e dell’ottica (17,2%) e dal settore farmaceutico (14,2%).
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